Luglio 2010


Mi sbaglierò, ma tra una decina di giorni suonerà l’allarme rosso per gli abbonamenti.
Lo fiuto nell’aria e credo che già raggiungere quota ventimila sia al momento un’impresa quasi disperata.
I fattori di una situazione piuttosto sconfortante sono molteplici e la tessera del tifoso non è neanche tra i più importanti.
E’ come se chi ama la Fiorentina volesse riprendere fiato dopo una lunga corsa, a tratti entusiasmante e negli ultimi tempi diventata sempre più faticosa per via di situazioni, congetture, calcoli che poco hanno a che vedere con l’istinto quasi primordiale del tifoso.
Non sarà un bello spettacolo vedere il Franchi vuoto a metà, soprattutto dopo essere stati abituati a ben altri atti d’amore verso una squadra che otto anni fa batteva il record mondiale degli abbonati in C2.

Mi dicono sia vicinissimo l’addio di Mutu ed è una perdita tecnica per la Fiorentina, anche se poi abbiamo parlato fino alla noia di tutti gli annessi e connessi legati alla sua presenza.
Capisco anch’io che sia ormai diventato un matrimonio forzato, però mi spiace lo stesso.
Ci ha fatto più ingrullire che godere, è vero, solo che ci vorrebbe un altro bravo come lui e in grado di far saltare il banco, uno non prevedibile oltre a Jovetic.
Difficile da trovare per vari motivi: l’ingaggio, il costo del cartellino, l’ipotesi iniziale di partire in panchina (ma questa sarebbe la meno difficile, perché poi è il campo che determina le graduatorie di merito).
Raramente comunque mi è capitato di vedere dissipare così un talento di queste proporzioni.

Io da venerdì mi vergogno di essere italiano e uomo.
Passerà certamente, ma al terzo giorno, e dopo la carneficina di uomini che ammazzano le donne, ho deciso di pubblicare per i più distratti che non avessero letto la notizia.

Le mogli che hanno un carattere “forte” e che non si lasciano “intimorire” dal clima, comprensivo di percosse, al quale le sottopone il marito corrono il rischio di vedere assolto il coniuge dal reato di maltrattamenti proprio per via della fermezza della loro forza d’animo. La Cassazione ha annullato la condanna a otto mesi di reclusione nei confronti di un marito accusato di aver maltrattato la moglie per tre anni. Dinanzi alla Suprema corte il marito aggressivo ha sostenuto con successo che non si trattava di maltrattamenti in quanto la moglie “non era per nulla intimorita” dal comportamento del coniuge, ma solo “scossa, esasperata, molto carica emotivamente”.
In particolare Sandro F. (45 anni) era stato condannato in primo grado dal tribunale di Sondrio, nel settembre 2005, e anche la Corte d’appello di Milano, nell’ottobre 2007, lo aveva ritenuto colpevole di maltrattamenti ai danni della moglie Roberta B. condannandolo a otto mesi di reclusione con le attenuanti generiche. Ad avviso della Corte d’appello “la responsabilità dell’imputato era provata sulla base di sue stesse ammissioni, anche se parziali, e sulla testimonianza di medici, conoscenti e certificati medici, da cui si ricava una condotta abituale di sopraffazioni, violenze e offese umilianti, lesive della integrità fisica e morale” della moglie, sottoposta a “continue ingiurie, minacce e percosse”.
Sandro F. ha sostenuto che non era stata ben considerata la circostanza che sua moglie “per ammissione della stessa di carattere forte, non fosse intimorita dalla condotta del marito”. Secondo l’uomo, in sostanza, i giudici avevano “scambiato per sopraffazione esercitata dall’imputato” quello che era solo “un clima di tensione fra coniugi”. La Cassazione – con la sentenza 25.138 – ha dato ragione a Sandro F. rilevando che non si può considerare come “condotta vessatoria” l’atteggiamento aggressivo non caratterizzato da “abitualità”.
I fatti “incriminati” in questa vicenda – prosegue la Cassazione – “appaiono risolversi in alcuni limitati episodi di ingiurie, minacce e percosse nell’arco di tre anni (per i quali la moglie ha rimesso la querela), che non rendono di per sé integrato il connotato di abitualità della condotta di sopraffazione” necessaria alla configurazione del reato di maltrattamenti. “Tanto più che – conclude la Cassazione – la condizione psicologica di Roberta B., per nulla intimorita dal comportamento del marito, era solo quella di una persona scossa, esasperata, molto carica emotivamente”. Così la condanna a otto mesi è stata annullata “perché il fatto non sussiste”.

E dai confessiamolo che questo prolungamento senza fine dei disastri del signor Felipe Melo, quello che aspettava istruzioni da Dio per decidere se passare o meno alla Jucentus, ci fa godere come matti.
E’ come se vedessimo ogni volta Secco che consegna il mega assegno da 25 milioni di euro a Pantaleo Corvino per avere in squadra un “manovale” del calcio, come lo direttore sportivo viola ha detto a caldo dopo i disastri sudafricani.
La follia su Robben non è molto diversa dal colpo di solo di Lecce nel 2009, dal far west negli spogliatoi di Fiorentina-Cagliari e da tutta una serie di atteggiamenti da bullo tenuti nella stagione in viola.
Ma la cosa più bella è ciò che il nostro ineffabile Felipe ha dichiarato a fine gara: “Adesso penso solo alla maglia della Juve, una squadra in cui ho sempre sognato di giocare”.
A Torino ci sono state scene di panico.

Ci siamo dunque parlati addosso per almeno due mesi sul niente: non esisteva alcun contratto fino al 2011, non c’erano dimostrazioni d’amore da dare, deve essere stato un altro a dirci di essere pronto a firmare per altri 5 anni con la Fiorentina.
Mamma mia quanto mi manca Manuela questa sera: cosa avrebbe detto di fronte alla sconcertante dichiarazione di Prandelli sul fatto di essere, al contrario di altri illustri colleghi, un tecnico libero e che proprio per questo la Nazionale si è rivolta a lui?
Ci penso e non arrivo a niente, provo a riascoltare con gli occhi chiusi la sua voce, ma costruzione mentale sfuma e non ho certezze.
Io ci sono rimasto malissimo, perché mi ero veramente battuto perché Prandelli rimanesse a Firenze e ho fatto un gran tifo per la prosecuzione del rapporto.
Ma era libero in che senso?
Questa Cesare ce la deve spiegare, perché qui ci sono state e ci sono migliaia di persone che hanno preso molto sul serio quello che è avvenuto da marzo in poi, che erano e sono molto arrabbiate per il fatto che adesso sulla panchina viola ci sia un altro allenatore.
E’ stata una gaffe o una voce dal sen fuggita?
Dico la verità, e la dico con molta amarezza: questa non me l’aspettavo e davvero, con tutto il bene che gli vogliamo, non possiamo far finta di niente.

Lui è Pantaleo Corvino, incontrato per quasi un’ora allo stadio insieme ai prodi Sardelli e Loreto.
Spero sia venuta fuori un’intervista piacevole da sentire, certamente non ci sono state le consuete risse verbali tra me e lui che poco aggiungono in termini di contenuti.
Ho come l’impressione che con la partenza di Prandelli Corvino senta la Fiorentina che sta nascendo come più sua delle altre, quasi volesse in queste settimane “proteggere” Mihajlovic, che in verità mi pare uno che se la cava molto bene anche da solo.
Su alcune cose, ovviamente, non eravamo d’accordo, ma se davvero rimanessimo quelli dell’anno scorso, con un D’Agostino in più, non sarebbe poi così male.
E poi speriamo che ad Andrea Della Valle passi finalmente questa amarezza e torni a fare il presidente, in questo senso abbiamo bisogno di normalità: un presidente, un direttore sportivo e un allenatore.

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