Marzo 2010


Sembra che allo stadio si vada solo in ventimila e le cause sono molteplici, a cominciare dall’orario infelice.
Peccato, è comunque il segno piuttosto chiaro di una certa disaffezione che non ha alcun fondamento se rapportata ai risultati ottenuti nelle ultime quattro stagioni.
E però oggi pomeriggio potrebbe cominciare un altro campionato, che va guardato con fiducia, soprattutto se si considera che in questo campionato il famoso “filotto targato Prandelli” ancora non si è visto.
Prendere tre punti oggi è fondamentale, perché poi Catania non è certo un avversario impossibile e magari in Sicilia rientra Vargas, che col Genoa farebbe un comodo enorme sulla sinistra.
Tutto quello che viene dal dopo Bayern in poi è guadagnato ed è pure uno schiaffo da tirare ai catastrofisti, sperando che non ci siano brutte soprese, a questo punto della stagione davvero irrimediabili.

Sono anni che conduco una battaglia quotidiana con Valentina perchè legga il giornale e da un paio di mesi ho cominciato pure con Camilla.
Funziona così: faccio la domanda che loro (immagino) temono, “l’avete letto il giornale?”.
Una volta su dieci Valentina risponde di sì, Camilla mai, perché “preferisco leggerlo la sera” e così, autoritario e ripetitivo, appoggio sul letto il Corriere o Repubblica alla più grande e la Nazione alla baby.
Letizia si estranea dalla lotta perché secondo lei (e può anche darsi che abbia ragione) in questo modo provoco un effetto rifiuto destinato a durare negli anni.
Ma non mi arrendo e per questo insisto.
E quando chiedo loro il risultato di tanto sforzo (che per me invece è sempre stato un piacere, fin dai dieci anni) le uniche notizie che hanno destato la loro attenzione sono quelle di cronaca, magari di un reportage, a volte dello spettacolo.
Su politica ed economia zero assoluto, e mentre capisco che la seconda è materia faticosa in cui bisogna avere delle nozioni fondamentali per sapere di cosa si sta parlando, sulla politica provo ad approfondire, a spiegare con risultati avvilenti.
Tutto è radicalizzato su Berlusconi, quelli pro e quelli contro, come se l’Italia non fosse una democrazia con scambi dialettici da quasi 65 anni.
Se poi vado oltre casa Guetta, lo sconforto è ancora maggiore, soprattutto tra gli adolescenti che provengono da famiglie che per loro fortuna non hanno problemi economici.
Stereotipi orecchiati in case dove si pensa certo molto più all’avere che all’essere, assenza assoluta di nozioni fondamentali per un cittadino normale, frasi idiote e spesso offensive buttate lì senza sapere nemmeno cosa si sta dicendo.
Non so se, come diceva Gaber, la mia generazione ha perso, anzi forse sta ancora combattendo, visto che siamo nel pieno della vita, però è certo che eravamo molto, ma molto meno ignoranti.
Anche senza avere internet, facebook e messanger.

Con i tre punti che ci portano più vicini all’Europa è ripartito il tormentone: ma ha senso fare una competizione che non sia la Champions?
La mia risposta, senza riserve, è sì.
Altrimenti non mi spiegherei il perché si vada in campo, se non per ottenere il miglior risultato possibile.
Capisco che l’appeal sia completamente diverso, che dopo aver mangiato per due anni il caviale, adesso sia dura tornare ad una pur ottima pasta e fagioli, ma l’astinenza mi sembra molto peggio.
Ci sono quelli che fanno il seguente calcolo: non abbiamo impegni infrasettimanali e spariamo tutte le cartucce in campionato, pensando magari di vincerlo.
A me sembrano discorsi privi di logica, io voglio l’uovo oggi, anche se è magari meno nutriente del solito.

La finale di Coppa Italia (possibilmente da vincere), le gioie incancellabili di Champions, il sesto posto e quindi l’Europa: possono bastare per non considerare fallimentare la stagione, come invece i fautori del tanto peggio tanto meglio vorrebbero farci credere?
Io penso proprio di sì e per questo direi di infilarci tutti quanti nel tunnel della positività, facendo almeno quattro punti tra Genoa e Catania, cercando pure di non prendere il solito gol.
Intanto dovremmo rivedere in mezzo Zanetti e Montolivo e in più abbiano la variante Babacar, che potrebbe sparigliare spesso le carte.
Non mi sembra uno scenario nerissimo.

Sono imbarazzato: intanto grazie a Fiorentina.it e Firenzeviola.it per la solidarietà espressa e un abbraccio agli amici di Canale 9 e di Radio Marte di Napoli che al San Paolo sono intervenuti in diretta stigmatizzando l’aggressione e cercando di calmare quella ventina di esagitati che erano “leggermente alterati” nei miei confronti per via dell’esultanza agli ultimi due gol viola.
Tutto alla fine si è risolto con un paio di bottigliette lanciate con scarsa mira, tre placcaggi sui più atletici e un poderoso sputo che (ma l’ho saputo dopo) ha beccato sui capelli il malacapitato Sardelli.
Mi sono spaventato solo cinque secondi, quando ho notato l’agilità dei tre atleti/teppisti ed è lì che ho chiesto all’attonito Giovanni “ma icché vogliono questi?”, domanda in verità leggermente retorica…
Ma non c’entra nulla Napoli (mi ricordo i gas di Bergamo e certe uscite secondarie di Brescia) e comunque è stata una cosa da nulla: dopo 28 anni di radiocronache sono episodi che uno deve mettere nel conto, a Bari per un rigore procurato un po’ così da Robbiati mi è volato di tutto a due centimetri dal naso, i due schiaffi presi ad Ascoli e Pestuggia ha litigato un’unica volta col pubblico a Verona col Chievo
A Firenze nel 1988 difesi Pelegatti dalla furia della tribuna e Benedetti, caliente radiocronista della Lazio, è più volte entrato in collusione verbale pesante col Franchi inducendomi spesso ad intervenire.
Non siamo per niente degli eroi, semmai degli innamorati pazzi della propria squadra e semmai, a freddo, mi fanno un po’ sorridere due episodi: il fatto che me ne sia fregato delle prime minacce al gol del due a uno (ragazzi, ho quasi cinquant’anni e forse mi dovrei dare una regolata) e l’arrivo strepitoso di Tommaso Loreto, voto alto, che ci ha chiesto se c’era da tirare…

E’ stata una serata che ci ha riconciliato col calcio.
Una Fiorentina bravissima per 75 minuti, con sette assenze e una capacità di giocare palla a terra che è sempre stata una caratteristica di Prandelli.
Tre punti fondamentali per ripartire, senza dire assolutamente dove possiamo arrivare.

Forse la vicenda Prandelli, su cui ho sempre volutamente tenuto un profilo basso, non è del tutto conclusa, ma intanto la mossa di Cesare di ieri è stata strepitosa e anche la risposta di Andrea Della Valle è stata all’altezza.
Mi domando ora, per niente angosciato, di cosa parleranno quelli che davano concluso il ciclo, quelli che accusavano il tecnico viola delle maggiori responsabilità per l’andamento in campionato.
Ore e ore di trasmsissioni prima del Bayern sul nulla, a fare ipotesi catastrofiche, a sparare a palle incatenate sui Della Valle, su Corvino e su Prandelli.
Le critiche le abbiamo fatte anche noi, per carità, e magari ci siamo pure sbagliati o le abbiamo indirizzate a chi non aveva colpe, però credo che ci debba essere riconosciuta la misura negli interventi, anche su questo blog: non c’è bisogno di urlare per essere ascoltati.
A me è sinceramente sembrato che ad un certo punto sia partito il “bomba libera tutti”, una specie di corsa al “tanto peggio, tanto meglio” in cui hanno naturalmente primeggiato i soliti noti (?): presunti procuratori sull’orlo di una crisi di nervi, i soloni in cerca di una tribuna da cui far partire le proprie incontrovertibili verità.
Nomi ovviamente non ne faccio perché questo blog ha soli fini benefici e ho già sborsato diversi soldi (per fortuna devoluti ad associazioni che aiutano gli altri) per sistemare situazioni con chi si è sentito preso di mira e ha avviato cause (ma molti altri hanno visto rispedita al mittente la propria richiesta di quattrini, perché tanto è a quello che puntano), ma basta dare un’occhiata al nostro triste circo mediatico per capire di chi sto parlando.

I piani quinquiennali non hanno mai funzionato nella famigerata Unione Sovietica (di cui hanno nostalgia solo quelli che non l’hanno vissuta), figuriamoci nel calcio.
Quando sento parlare di progetto a lunga scadenza, mi vengono le bolle: la programmazione va bene, ma deve essere collaudata dalla quotidianità.
Quello che conta è l’oggi ed è per questo che continuo a dare rilevanza a quella vicenda per molti secondaria che si chiama campionato.
Domani andiamo a Napoli e, oltre allo sciagurato Mutu e allo sfortunatissimo Gamberini, ci mancheranno Marchionni e Natali, mentre è quasi certo che all’affaticato Zanetti sarà concesso un turno di riposo per via di martedì.
Marchionni, Natali e Zanetti: i tre colpi dell’estate (più Castillo).
Due ottimi giocatori, più un terzo sorprendente come rendimento negli ultimi due mesi, che però avevano alle spalle una carriera che parlava chiaro.
Erano e sono infatti continuamente a rischio infortuni, e i due bravi nelle ultime tre annate hanno saltato in media una una partita su tre.
Io capisco che a forza di dire (come faccio da agosto) e di scrivere queste cose rischio di non entrare mai nel partito degli “amici di Corvino”, ma me ne farò una ragione: la mia è una semplice analisi della situazione.
Giudico e faccio previsioni, anche sbagliando, ogni volta a seconda di quello che succede e non sono sposato a nessuno.
Corvino e Prandelli hanno fatto cose straordinarie, ma questo non vuol dire che si debba sempre applaudire, se non si è d’accordo.
Basta essere onesti con se stessi e con chi ci segue.
Domani comunque andiamo al San Paolo in piena emergenza, ma era, appunto, un’emergenza assolutamente prevedibile.

Devo prima di tutto delle scuse sincere ai tanti a cui non ho risposto, e non è purtroppo la prima volta che accade.
Vivo questa mancanza di dialogo con voi con un sottile senso di colpa, ma davvero le forze sono queste: lavoro 14 ore al giorno, ho una famiglia di cinque persone e una radio di una quindicina di ragazzi da mandare avanti e spesso proprio non ce la faccio ad interagire.
E veniamo al futuro, che si annuncia un po’ grigio e che invece io vorrei che fosse almeno nell’immediato una grande occasione per una prova d’orgoglio.
Nelle prossime undici partite dobbiamo pretendere almeno venti punti, che porterebbero la Fiorentina in una posizione di classifica un po’ più consona alla sua storia.
Non se se basteranno per andare in Europa, e comunque ci sarebbe sempre la finale Coppa Italia, ma mi piacerebbe che il futuro cominciare da adesso e che non ci si trascinasse stancamente verso metà maggio fracassandoci e fracassandovi le scatole col tormentone Prandelli, il tormentone Vargas, il tormentone Frey e via a seguire.
Chiedo troppo?

Questa eliminazione porta la firma di Ovrebo e chi afferma il contrario non è un tifoso della Fiorentina, ma solo qualcuno che cerca rogna, che vuole polemizzare perché ce l’ha con i Della Valle, con Corvino o con Prandelli.
Più di così cosa volevi chiedere ad una squadra senza il migliore della difesa, senza il migliore dell’attacco, con un portiere che gioca col ginocchio scricchiolante, con due uomini fondamentali come Zanelli e Vargas (più il primo, certamente) lontanissimi causa infortunio dalla forma?
Perdiamo per un numero da fuoriclasse di Robben, odioso, spocchioso, ma straordinario giocatore, che da solo vale mezzo Bayern.
Noi lo avevamo uno che assomigliava a lui, anche se meno giovane e forse meno bravo: è colpa dei Della Valle, di Corvino o di Prandelli se a 31 anni dà più retta alla mamma che al medico?
Jovetic è stato straordinario nella ripresa, ma nella disperazione degli ultimi quindici minuti, contro quella difesa, avrei voluto vederli in campo tutti insieme i bravi e non incavolarmi per cinque-palloni-cinque sprecati uno dietro l’altro da Keirrison fuori area.
Hanno fatto davvero il massimo, niente da dire.
Così come la Federazione: ha fatto il massimo per ricoprirsi di vergogna, bucando completamente l’appuntamento del Franchi.
Complimenti.

Il mondo calcistico ci guarda e molti ci invidiano: stiamo per essere al centro dell’universo pallonaro e per le prossime ore tutti i riflettori saranno puntati su di noi.
Ora più che mai vale quello che disse Prandelli nel settembre 2008, all’inizio dell’avventura in Champions: godiamocela, viviamola momento per momento senza avvelenarci il fegato in polemiche.
Il campionato è l’ordinaria amministrazione e lì è giusto arrabbiarci per una posizione davvero pessima in classifica, ma in Europa tutto quello che viene è grasso che cola.
Non abbiamo le potenzialità per stare tra le prime 16, fuguriamoci tra le prime 8 e però siamo lì a giocarcela.
Andiamo tutti in apnea, staccando la spina fino a mercoledì mattina e vediamo come va a finire.

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