Ottobre 2009


Era l’agosto del 1999, una serata tempestosa di voci e veleni.
Il solito gruppo che faceva concorrenza a Radio Blu aveva messo in pista i suoi carichi da undici.
Pressioni politiche su Cecchi Gori (all’epoca ci si muoveva però sull’altro versante), promesse di offerte mirabolanti, showman di livello nazionale che consigliavano al senatore di non dare a noi i diritti radiofonici, che per la prima volta erano in vendita.
Sconfortato e anche un po’ stremato dalla tensione (tra l’altro stava per nascere Camilla) dissi testualmente a Francesco Selvi, uno dei pochi amici che ho nel mondo del giornalismo: “guarda, arrivo al massimo fino al 2002 e poi mollo tutto. Tanto sono partito da zero, non ne avevo uno per far due, ho comprato la casa, il mutuo è sopportabile, posso tranquillamente vivere con meno di quanto guadagno ora e gustarmi di più la vita. Non ne posso più”.
Si è visto come è andata a finire.
Oggi abbiamo annunciato il rinnovo dell’accordo con la Fiorentina fino al 2012, cioè dieci anni dopo il mio ipotetico addio al microfono e trenta campionati dopo da quando, nella stagione 82-83, ho iniziato a trasmettere in diretta le partite.
Sono chiaramente completamente inattendibile quando si parla di queste cose, come ben sanno Letizia e le figlie (forse Cosimo ancora no, ma non è detto), che infatti non mi prendono nemmeno in considerazione quando ogni tanto (sempre meno, comunque) io mi agito “perché mi hanno detto che… Lo sai cosa stanno facendo a….”.
Può anche darsi che non sia io a trasmettere i prossimi campionati: finora sono sempre stato aiutato da un’incredibile fortuna, cioè non ho mai avuto problemi seri di salute, ma chissà cosa mi riserverà il futuro.
Scherzando, ipotizzo qualche volta con le persone care un telefono da cui parlo, ma solo ad uso e consumo di me stesso, perché non sono collegato con la mia adorata Radio Blu, che giustamente, visto il mio grado di rincoglionimento, sta mandando in onda Bardazzi o Sardelli.
Comunque sia, per adesso e per i prossimi mille giorni noi ci siamo, con i nostri difetti, ma anche con quell’entusiasmo e quella voglia che alle sei del mattino mi fa spedire sms a chi partecipa all’avventura del Pentasport.
E tutti, chissà perché, viaggiano dalle dieci di sera da anni col silenziatore inserito nella suoneria.

Per me la Fiorentina prima di Palermo-Juve è in testa alla classifica.
Perché lo merita, perché è stata derubata di un gol valido, perché ha dato una splendida dimostrazione di forza mettendo ai paletti la Lazio dopo la serata-monstre di martedì.
Qualcuno potrà considerare patetica la mia posizione, ma non importa: per una volta mi è sembrato di essere tornato a quando avevo quindici anni, a quel senso di impotenza che mi prendeva per gli zero a zero e che probabilmente costituisce la molla che mi fa urlare come un pazzo ad ogni gol viola importante.
E’ stata una bella partita, con Montolivo migliore in campo e Muslera non ha certo fatto miracoli, ma solo perché su 19 conclusioni molte le abbiamo sbagliate.
Ora la Fiorentina diverte, con la palla a terra e non sono mica in tanti a giocare meglio di noi.
L’errore sul gol di Gilardino è colossale, mi ha ricordato una rete non data al Milan a Madrid durante la Coppa dei Campioni dell’88/89, ora voglio vedere per quanto tempo terranno a riposo il guardalinee.
Conclusione con le scuse di De Bonis, per chiudere il cerchio aspetto di sentire le parole pronuniciate a Radio Blu anche a T9, che va pure, mi hanno detto, sul satellite.
Qualcuno ha scritto che non fosse veramente pentito, ma non sono problemi nostri, piuttosto della sua coscienza.

A me come donna piace molto, e lo dico sapendo di perdere punti con molte frequentatrici del blog.
La trovo sexy: è quel tipo di signora che mogli e fidanzate non capiscono come possa incontrare il favore di noi maschi, ma detto dell’estetica io credo che sia ora di finirla di portarla in giro come totem.
Negarle la partecipazione da Santoro sarebbe stato stupido e naturalmente la nostra vocazione di guardoni ha permesso ad “Anno zero” di fare il pieno di ascolti.
Ora però, davvero, basta con Patrizia D’Addario.
Ormai nel lettone di Putin è come se fossimo entrati anche noi, sappiamo tutto di quella notte, degli abiti neri che piacciono al nostro Presidente del Consiglio, al rituale delle battute, dei filmati, delle canzoni di Apicella (mamma mia che palle!), del diradarsi delle ospiti affinché rimanessero solo le favorite.
Personalmente continuo a farmi al stessa domanda, che credo sia un quesito normale per qualsiasi uomo: ma davvero un signore di 72 anni, per quanto potente, ricco e famoso, pensa di far breccia non dico nel cuore, ma anche solo nella sfera dell’interesse sessuale di donne come quelle che abbiamo visto girare a Palazzo Grazioli?
Io non ci arrivo, scusate, sarà una mia mancanza.
Nel mio piccolo anche a me è successo di avere un discreto successo con ragazze molto più giovani di me: è accaduto e accade con chi vuole fare la giornalista oppure, quando ero a Canale Dieci, quando dovevo scegliere le vallette per le varie trasmissioni.
Sarà perché il film “Malizia” ha segnato la mia adolescenza (e quindi mi sono sempre piaciute semmai le donne meno giovani di me), o perché ogni tanto ho la testa che funziona, ma nonostante il suddetto successo non mi sono mai sognato di essere diventato un incrocio tra Richard Gere e Brad Pitt.
Insomma, capivo chiaramente che l’interesse non era per me, ma per il ruolo che avevo e che ho.
Chiaro che non voglio generalizzare, anzi in proporzione alle persone incontrate in questo trentennio mediatico la percentuale delle ragazze affascinate non supera il 5%.
E’ capitato (raramente, per fortuna) che quando esternassi questo concetto di interesse non legato a come sono ma a quello che potrei fare per aiutare, qualcuno si sia stupito e abbia detto “ma che te frega? Te la porti a letto e poi si starà a vedere quello che succede”.
Ma lasciando perdere il mio pensiero e la mia sensibilità sull’argomento, io credo che sul caso escort si sia già detto tutto ed il contrario di tutto.
Passiamo per favore ad argomenti e critiche più serie, anche perché la crisi vera per molti sta cominciando ora.

Fossero tutti come me non ci sarebbero problemi: ho un carattere un po’ particolare e non appena raggiungo qualcosa cinque secondi dopo penso ad altro.
Una tortura, perché alla fine non mi godo mai veramente niente, ma (come direbbero le mie figlie quando sbagliano qualcosa) non è mica colpa mia…
Dunque, dimenticare il Liverpool, metterlo in un angolo bene visibile del cuore e far finta di niente se non vogliamo avere brutte sorprese.
Con Prandelli mi sento al sicuro e anche l’ambiente mi pare non abbia esagerato nell’esaltarsi per un’impresa tanto bella quanto inaspettata.
Battere la Lazio sarebbe domenica un segno di grandissima maturità.

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