Dicembre 2006


Fatemi capire: ma si può o non si può parlare di calcio serenamente, come facciamo da oltre un anno su questo blog?
No, perché qui c’è qualcuno che si adombra per il fatto che ho detto la mia sul momento di Montolivo, che considero un gran bel giocatore, ma con un filo di carattere in meno rispetto a quello che ci vorrebbe per sfondare.
Ed è su quello che sta lavorando Prandelli, ma non ne potremmo parlare tranquillamente senza per questo essere accusati di seminare zizzania?
Se è vero che alcune volte noi giornalisti ci dovremmo dare una regolata (e Dio solo sa quanti errori facciamo ogni giorno), è altrettanto certo che questa ipersensibilità è esagerata.
Guardate che da queste parti nei primi anni settanta si discuteva Chiarugi nei bar, ma solo perché ancora non c’erano radio e televisioni private, e neanche i blog.
Figuriamoci quindi se non possiamo parlare sorridendo di Montolivo o di Mutu o di chiunque altro e chi pensa che in questo modo si faccia del male alla Fiorentina è pregato di accomodarsi da un’altra parte perché non sono certo disposto a seguirlo sulla strada del fondamentalismo viola.

Qui bisogna che il ragazzo si arrabbi di brutto con se stesso e cominci a giocare con una grinta stile Donadel.
Perché non è possibile che un talento come Montolivo passi le domeniche in panchina, e senza che si possa rimproverare qualcosa a Prandelli, che mette in campo la formazione migliore.
E non è neanche possibile che uno come Montolivo segni così poco, niente quest’anno, dove pure ha giocato filotti di partite.
Animo, animo, qui bisogna ripartire da un mese fa, quando Riccardo sembrava aver trovato la continuità di rendimento giusta.
Poi però ai primi venti contrari bisogna aggiungerci la grinta, perché di grandi talenti inespressi sono lastricate le strade che portano ai campini,
E noi vogliamo che Montolivo si esprima com’è nelle sue potenzialità ed è soprattutto da lui che si pretende il passo decisivo.
Cerchiamo per favore di non sprecare un altro campionato nel dubbio tra quello che è e quello che potrebbe essere.

Lo conosco molto bene questo demone, perché sono andato vicino a rovinarmi poco dopo i vent’anni: è il demone del gioco.
Mi aveva preso, passavo le notti fino alle quattro in mezzo alle bische clandestine che c’erano a Firenze e che non avevano più segreti per me.
Col senno di poi posso dire di avere avuto una grande fortuna, la povertà.
Non nel senso che fossi indigente, ci mancherebbe, ma perché (come si dice a Firenze) non ne avevo davvero uno per far due e così i professionisti non potevano avere interesse a spennarmi, per costringermi poi a rivolgermi agli usurai.
Il mio unico bene era una Renault 5 pagata con tre anni di cambiali e queste cose, credetemi, quella gente le sa benissimo. Sanno cioè dove e come c’è da spolpare.
Infatti ho visto tanta gente rovinarsi, ma lì per lì non lo capivo: ero talmente drogato dal gioco che mi sembrava del tutto normale quello che mi accadeva intorno, compreso consolare padri di famiglia e professori di scuola media che nel 1983 perdevano due milioni in una serata.
Ricordo una vacanza a Montecarlo, io ed il mio amico Maurizio con le nostre fidanzate: tutte le sere al Casinò (io), la fidanzata si stufò e se ne andò dopo una settimana salvo tornare indietro e non trovarmi in albergo perché naturalmente ero ancora lì, al Casinò.
E’ durata un paio di anni.
Poi gli impegni sono aumentati, cominciai a studiare lavorando e, soprattutto, nel cervello deve essersi aggiunto qualche neurone in più.
Insomma, ne sono uscito senza danni, quasi da miracolato.
Mi piace ancora moltissimo giocare a poker o andare al Casinò, ma lo farò al massimo due volte l’anno.
Racconto tutto questo per cercare di spiegare l’incredibile vicenda dei giocatori coinvolti nelle scommesse, gente che ha più o meno l’età che avevo io quando buttavo via le serate e le nottate con lo chemin o il black jack.
Non capisco bene che brivido ci sia a scommettere sulle partite (ad esempio non ho mai scommesso all’epoca al totonero o sui cavalli), perché per me il bello (?) del gioco è la velocità d’esecuzione, il sapere subito se perdi o vinci, la pallina che gira nella roulette o conoscere il punto che ha in mano il tuo avversario, ma sono gusti personali.
Se hanno scommesso quelle cifre solo per avidità, per avere ancora più soldi è ai miei occhi di ex giocatore ancora più grave.
Ma se lo hanno fatto per provare quel brivido subdolo ed irripetibile che solo il gioco ti dà, allora sarà molto difficile pensare che possano smettere.

Sono il più grande esperto vivente di diritti locali radiofonici degli ultimi venticinque anni, da quando cioè, poco più che un ragazzo, mi trovai a discutere con Tito Corsi, Raffaele Righetti e i titolari di Radio One e Radio Firenze che all’epoca facevano la radiocronaca.
Non so neanche più quante notti in bianco ho passato per questi stramaledetti diritti che però, in una serata dolce come questa, mi sembrano molto belli.
Tornerò ad interessarmene tra oltre due anni, adesso mi voglio rilassare perché fino almeno al 30 giugno 2009 sarà la mia amata Radio Blu l’unica a fare la radiocronaca.
Avrei molti sassolini nelle scarpe da togliermi: lascio perdere, ma fatemi almeno sorridere al pensiero di quei poveracci che oltre un anno fa infamavano il mio nome, raccontando via etere di come non sapessi neanche descrivere dove fosse il pallone.
I soldi che prenderò dalla querela li ho già destinati per l’adozione a distanza di alcuni bambini africani.
Ma i diritti che la Fiorentina ha voluto confermare a Radio Blu ci impongono anche dei doveri: fare ancora meglio, cosa che ovviamente è più che possibile.
Vedrete che a gennaio avrete delle novità, in tutti i sensi…

Mi esaltano queste partite e queste vittorie, contro una squadra forte eppure messa sotto per sessanta minuti su novanta.
Vorrei che mi venisse dato atto che dopo Siena non ero certo iscritto al partito dei pessimisti, adesso però non esaltiamoci troppo.
Solo uno con la personalità di Prandelli può decidere di togliere Toni: sarò sincero, io al suo posto ci avrei pensato dieci volte e poi non ne avrei fatto di niente.
Mutu è delizioso, ma pure concreto, andatevi a vedere il finale di gara quando rincorreva Ledesma.
Frey ha ritrovato una parata che potrebbe far girare la sua stagione ed i due centrali hanno sbagliato davvero poco.
Chi critica tanto Dainelli, provi ad osservare quante volta non butta via il pallone ed appoggia il gioco per far ripartire l’azione.
Insomma, giornata bellissima, se non fosse per gli incidenti e per il dolore della scomparsa di Stefano Salvini, Manuele Auzzi e Don Cuba: tre grandi tifosi viola in meno.

Saranno gli anni che avanzano, ma quando accadono cose come questa ho dei sobbalzi.
Il fatto: sono impegnato nel quotidiano tentativo di tenere il peso entro limiti accettabili (quanto odio quelli che possono mangiare tutto e non ingrassano mai…) e pedalo, pedalo, pedalo forsennatamente sulla cyclette.
In televisione (sono le sei del mattino) danno la replica di “Parla con me”, la Dandini sta intervistando Marco Baldini, straordinaria spalla di un fantastico Fiorello (se posso, non mi perdo una puntata di Viva Radio Due).
Ad un certo punto, sul finale, Marco ricorda le sue origini radiofoniche e la nomina, lei: RADIO SESTO INTERNATIONAL.
Racconta, mi pare, che non si sentiva neanche nel condominio accanto e io ho un fremito, perché quello è il posto dove tutto è iniziato più di trent’anni fa.
Di solito io ricordo che Radio Sesto International non arrivava neanche in piazza Puccini, dove abitavo, ed era vero perché era fatta ad uso e consumo dei sestesi, ma forse non di tutti.
Altro che International, ci sarebbe bastato Firenze!
Era l’ottobre del 1976, avevo sedici anni, e mi portò lì il ragazzo di una mia compagna che faceva il “ganzetto” perché era dj in questa radio misconosciuta e poi in discoteca.
Per diciotto mesi ogni lunedì portai diligentemente una cartella e mezzo sulla Rondinella e sul campionato di serie D in generale, una pappardella indigesta che veniva letta dal conduttore che non mi ricordo neanche più come si chiamava, ma che odiavo molto perché (ah, la presunzione dei giovani…) ero convinto sapesse molto meno di me.
Poi un pomeriggio, nell’aprile del 1978, il colpo di scena come nei film: quello che sa poco di calcio non arriva e mandano in diretta me senza rete.
Andai, secondo loro, benissimo, anche se io dubito che qualcuno abbia mai sentito quella trasmissione e men che mai i diciotto mesi precedenti di Rondinella e di serie D.
Mi misero quindi a condurre sempre a costo zero ed io, ingrato, a settembre li lasciai per andare a Radio Firenze 2000, dove si affacciava un pischello bravino nel lanciare i dischi: Carlo Conti.
Da lì a Radio Tele Arno, dove negli studi a Fiesole succedeva di tutto, ma proprio di tutto (gli ormoni all’epoca zampillavano…) e poi di nuovo a Sesto, ma stavolta a R6, considerata a fine anni settanta il massimo della vita.
Soldi presi in tre anni e mezzo: zero, come, ne sono certo, Baldini e Conti.
In compenso divertimento straordinario, irripetibile.
Cara vecchia Radio Sesto International, riesumata dal grande Baldini: chissà cosa fanno oggi quelli che allora lavoravano (?) là.

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