Settembre 2016


Non riesco a capire le motivazioni dell’attacco frontale di Sousa a Bernardeschi, a meno che non ci siano veramente dei fondati motivi per additarlo al pubblico ludibrio.
Tranquilli che da oggi in poi si parlerà soprattutto della confusione che il quasi ex enfant prodige fa in campo e (ed è questo l’aspetto secondo me più grave) fuori dal campo.
Cosa sarà mai successo di così grave da non tenere segreto tra le mura di uno spogliatoio?
Se è una scossa per svegliare il ragazzo, ho qualche dubbio che funzioni perché, per quel poco che ho visto, Bernardeschi non mi pare proprio una testa matta, ma Sousa ne saprà certamente più di noi.

Ieri è stata una giornata intensa: le parole di Cognigni che ammantano di tristezza il futuro mercato viola e la partita, non proprio entusiasmante.
A parte la giornata storta di Ilicic, che è appunto Ilicic e che quindi come tale va preso nel bene e nel male, mi chiedo cosa abbia Borja Valero, che pare faccia fatica in ogni azione e, soprattutto, non incide mai.
Il pareggio è interlocutorio, ma può andare bene a patto di non fare bischerate al Franchi.

Nella partita di questa sera c’è un osservato speciale che certamente catalizzerà l’attenzione di tanti, specialmente di Sousa: Babacar.
Non ho ancora capito che tipo di giocatore sia e tenderei ad escludere una qualsiasi assomiglianza a Balotelli, perché l’indole è completamente diversa e meno male per Baba.
Resta quell’idea di indolenza che certe movenze sul campo e diverse prestazioni al limite dell’impresentabile ci hanno regalato negli anni passati, ma è anche vero che ricordiamo alcune perle che hanno giustificato l’altissimo ingaggio che il ragazzo percepisce.
Sarà importante segnare, anche perché dobbiamo cominciare bene il girone, ma sarà ancora di più vedere che tipo di partita “di testa” giocherà Babacar e da lì capiremo a che punto siamo con questa benedetta maturazione che pare proprio non voler mai arrivare.

Ho sempre avuto una grande ammirazione per chi è consapevole dei propri limiti e non esagera nell’autostima, ancora di più verso chi ha saputo staccare al momento giusto, magari proprio quando era al massimo e non gradiva scendere solo per raccattare altro denaro.
Spiace dirlo perché è la quintessenza della juventinità, ma Michel Platini che nel maggio 1987 finisce l’ultima di campionato contro l’Atalanta e a 32 anni consegna le scarpe al magazziniere per me perché non si sente più quello di un tempo è un esempio di come si debbano gestire le cose.
E andiamo sul personale.
Tra meno di due settimane compio 56 anni, 36 dei quali passati a seguire la Fiorentina ovunque: come ho detto e scritto più volte sono stato molto fortunato, anche se magari ci ho messo del mio in tenacia, grinta e qualche intuizione.
Ho ancora tantissima voglia di radio e di raccontare le partite, ma, appunto, devo capire i miei limiti e ricordarmi che non sono eterno e che le mie giornate da oltre trent’anni scorrono freneticamente.
Per questo nell’attuale stagione salterò alcune trasferte, soprattutto in Europa.
Se non mi fidassi dei miei ragazzi e in particolare dell’accoppiata Sardelli-Loreto, non l’avrei fatto e invece mi sento assolutamente al sicuro.
Perché alla fine è proprio vero che tutti siamo utili, ma nessuno è indispensabile…

Non quella di sospendere la partita, perché davvero nella zona vicino alla tribuna sembrava di essere al Motovelodromo quarant’anni fa, ai tempi delle mie gloriose partite invernali alle 8.30 della domenica mattina.
La scelta discutibile è stata quella di insistere ancora su Tello titolare, spedendo Bernardeschi in panchina.
Ora, io non so (come tutti, perché gli allenamenti non ce li fanno vedere) quali siano le reali condizioni di forma di entrambi, ma se uno viene convocato in Nazionale e l’altro faceva la riserva della riserva al Barcellona qualche piccolo dubbio sulla bontà della scelta mi viene.
Non starei a sottilizzare troppo sui 28 minuti giocati, pur concedendo agli iper-critici che poco prima della sospensione il Genoa ci aveva messo sotto e stavamo faticando parecchio ad uscire dalla nostra area, solo che le partite sono lunghe e a volte basta un episodio a far girare tutto.
E Kalinic mi sembrava nelle condizioni ideali per inventarsi qualcosa.

E’ un po’ come essere di Firenze: ti trovi in qualsiasi parte del mondo, ti annusi, ti riconosci e capisci che fai parte dello stesso mondo.
Ecco, noi delle radio siamo fatti così.
Lo sapevo già da tempo, ma ne ho avuto l’ennesima dimostrazione ieri sera, quando molto cortesemente gli amici di Controradio mi hanno invitato al piazzale Michelangelo per parlare…di me, argomento che peraltro conosco benissimo.
Con Raffale Palumbo gran cerimoniere e Gianfranco Monti (lunedì parte il suo nuovo programma alle 16 su Radio2, auguri!) il tempo è volato via a raccontare inizi, aneddoti e tutto quello che ci passava per la testa.
Avremmo potuto continuare per chissà quanto, ci siamo divertiti.
Niente steccati, rivalità quanto basta per mantenere comunque il rispetto per il lavoro degli altri, la voglia di esserci dietro un microfono, anche se non è quello tuo.
La vita a volte è veramente una questione di fortuna: da ragazzo volevo a tutti i costi scrivere sul giornale, ero complessato per via della erre moscia, non sopportavo la mia voce e avrei pensato ad uno scherzo se mi avessero detto che mi sarei guadagnato da vivere parlando in radio.
Ed invece, saltando al volo nell’ormai remoto 1977 sull’unica occasione che mi ero procacciato per farmi un po’ di spazio, ho avuto l’immensa fortuna di scoprire un mondo che insieme ai vari Palumbo, Monti, Conti, Baldini e decine di altri “amanti” delle FM abbiamo (hanno) completamente rivoluzionato dalla rigidità pre radio-libere costringendo, Mamma Rai ad imitarci in tutto e per tutto.

Quello che segue è tratto da quanto scrive Serena perché ci sono donne che preferiscono non vivere sulle spalle degli altri e hanno una propria e grande dignità.
Quello che scrive Serena mi piace particolarmente perché non ho mai sopportato chi si lamenta, i parassiti/e e chi dà sempre la colpa dei propri fallimenti a chi sta accanto
Si può lavorare andando ogni giorno in ufficio o dove sono impegnate, essere madre e far funzionare alla grande una famiglia senza sentirsi continuamente sacrificate, basta averne voglia
Chapeau

Un piccolo sfogo personale: ma quelle mamme che NON LAVORANO che dicono o postano commenti (o se lo dicono da sole) che fare la mamma e’ un ruolo impegnativo, che quanta fatica si dura, anche l’allattamento stanca tanto, ci vogliono momenti di relax e coccole con il bambino, ecc. ecc. e poi si fanno aiutare giornalmente dalle proprie mamme e suocere e aiutanti varie, di quale ruolo faticoso stanno parlando???? Io sinceramente non mi faccio aiutare da nessuno, io e mio marito siamo completamente soli a tirare su i nostri figli, NESSUNO ci ha mai dato una mano, mai. Io i figli me li porto a scuola, li riprendo, li trasporto ad allenamenti vari, gli cucino tutti i giorni e faccio almeno una lavatrice al giorno che mi stendo e mi stiro rigorosamente da sola. Per non parlare della pulizia della casa, la spesa, l’accudimento dei miei adorati cani e mi ci rientra anche il divertimento e le attivita’ sociali con i bambini. Ma queste mamme che se ne stanno un mese al mare contornate da dame di compagnia, sorelle, mamme tuttofare, suocere dal cuore d’oro e che trovano anche il tempo di leggere un libro sotto l’ombrellone, a quale tipo di ruolo “impegnativo” si stanno riferendo? Il ruolo impegnativo ce lo hanno le mamme che fanno le mamme a 360 gradi e che fanno tutto da sole. Le altre, secondo me, fanno le “comparse”, lasciando ai nonni il duro compito di allevare i marmocchi.
Ecco, sara’ probabilmente invidia la mia, ma io con queste mamme mollicce e svogliate non ci voglio avere nulla a che fare. Sono felicissima ed orgogliosissima di non dover chiedere nulla a nessuno.

Dubito che gli idioti della metropolitana di Londra che nel febbraio scorso mi invitarono ad andare nei campi di concentramento tedeschi (vista l’ignoranza, non sapevano che erano stati sigillati da oltre settanta anni) fossero al seguito della Nazionale italiana ad Haifa.
Siccome però la mamma degli imbecilli non solo è sempre incinta, ma ha pure (purtroppo) già abbondantemente partorito in passato, ecco salire agli onori della cronaca i minus habens che nello stadio israeliano fanno il saluto romano al momento dell’inno italiano.
Questi qui si fanno una trasferta piuttosto lunga e immagino costosa solo per la soddisfazione di sentirsi fascisti “in casa degli ebrei”, non conoscendo naturalmente niente di storia ed ignorando che fino alle famigerate leggi razziali molti ebrei erano purtroppo fascisti, come del resto la maggioranza degli italiani.
Ovviamente la domande nel titolo del post è retorica: questi nel cervello hanno due neuroni che funzionano a corrente alternata, ma il problema è che in giro di gente così ce n’è molta di più di quanto si possa immaginare e qui la colpa non è proprio di nessuno, se non di madre natura, in questo caso particolarmente matrigna con i genitori di tali deficienti.

A me pare che questa sosta ci stia facendo bene.
Mi sbaglierò, ma sento cominciare a defluire i veleni di un mercato piuttosto triste e crescere invece la curiosità verso giocatori che magari potrebbero essere meglio di quanto crediamo.
Lo scorso anno di questi tempi eravamo messi più o meno nello stesso modo, anche se gasati dalla vittoria contro il Milan sciupata però dalla sconfitta di Torino e, insomma, i punti in classifica erano gli stessi, così come l’umore generale.
La differenza a questo punto dovrà farla Sousa, dentro e fuori dal campo, da questa stagione si capirà se è meno un grande allenatore.

L’aspetto peggiore delle penose vignette di Charlie Hebdo è che non fanno ridere.
Peggio ancora: sono proprio brutte, neanche cattive o sarcastiche, ma proprio senza nulla di divertente
Poi c’è l’indignazione, che è sacrosanta e non ci si appelli alla libertà di pensiero o di satira, che in questo caso non c’entra niente
Una vicenda veramente triste, di cui avremmo fatto volentieri a meno

Ai miei tempi da semplice tifoso, ormai vecchi di oltre 35 anni, il giorno dopo la fine del mercato non ci pensavo più a quello che era stato e a quello che poteva essere, non mi portavo i veleni o le dolcezze della campagna acquisti-cessioni: soffrivo per la Fiorentina e stop.
Il calcio sarà pure cambiato in tutto e per tutto, ma vorrei ritrovare quello spirito, pur sapendo che adesso ho delle responsabilità e che parlo e/o mi faccio leggere da molte persone.
Se amiamo calcisticamente la Fiorentina, se ci sono andati bene Rocchigiani, Ricciarelli, Bruzzone, Bolatti e non so più nemmeno quanti altri, beh allora sarà il caso di sotterrare l’ascia di guerra e di discutere solo di calcio giocato, almeno fino a gennaio.

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