Ribadisco il concetto: non è mica colpa di Conto Tv che compra, ma di tutto il sistema televisivo che non investe sulla Fiorentina.
Lo fa invece Crispino ed evidentemente i suoi conti tornano, perché altrimenti avrebbe già lasciato perdere.
Se conviene a lui, possibile che gli altri geni che governano Mediaset e la Sette non ci abbiano neanche pensato?
La Raj ormai non la considero neanche più, anche se aveva l’occasione per riscattarsi dopo quello che era successo un mese fa a Bucarest.
E così arriva un’altra bastonata per tutti i tifosi ed io capisco la rabbia di chi si sente ancora una volta preso in giro.
Quanto a Radio Blu, non so proprio cosa succederà.
Se cioè faremo la nostra radiocronaca o se la racconteremo in modo diverso, come è avvenuto a Praga, dove comunque abbiamo fornito un servizio a chi non può permettersi il calcio a pagamento.
Certamente saremo lì fin dal martedì pomeriggio per i nostri reportage che racconteranno l’evento.

E’ un neologismo che mi è venuto di getto nel Pentasport domenicale, quando rispondevo alle domande dei tifosi, e che ho riproposto stamani sul Corriere.
Sì, a cominciare da Prandelli, la Fiorentina si sta montolivizzando.
Cioè crede nelle proprie possibilità e adesso non si nasconde più.
Quella battuta del tecnico sugli spiccioli da giocare sullo scudetto viola è uno spartiacque per l’ambiente.
Ieri gli è andato dietro Gamberini, rispondendo ad una domanda dell’ottimo Sardelli (a proposito, sta facendo un lavoro grandioso a Marbella e ci informa tutti a qualsiasi ora del giorno e del pomeriggio, anche oggi con al Befana è regolarmente in onda).
Sembrerebbe una cosa da niente ed invece c’è dietro la consapevolezza di voler fare l’ultimo salto, quello che ci metterebbe alla pari cone le altre tre, o quattro, se vogliamo infilarci anche la Roma.
L’unico dubbio che mi rimane è legato alla città, a quella cristallizzazione di qualsiasi progetto che è ormai diventata la routine del fare politico.
Se i Della Valle rimangono, come probabilissimo, da soli, continueranno a seguire Prandelli e i giocatori nelle loro e nostre ambizioni?

Alberto Gilardino è veramente una gran brava persona: educato, disponibile, fuori dal campo non incarna neanche minimamente lo stereotipo del calciatore che noi tutti abbiamo contribuito a creare con la nostra voglia di costruire idoli.
Dentro il campo è cattivissimo, in senso tecnico, gioca a calcio meglio di Batistuta e Toni, anche se deve dimostrare di essere all’altezza di questi due eccezionali cannonieri (Batistuta più di Toni, per me il paragone non si pone).
La domanda che mi facevo ascoltandolo ieri da Marbella era come diavolo (?!) avessimo fatto a prendere uno così, pagandolo tra l’altro meno di Bojinov.
E non è che arrivasse da promessa incompiuta perché ha già vinto Mondiale, Champions e Mondiale per club.
Una grande intuizione, un lavoro eccellente da parte di tutti: complimenti.

Siamo tutti molto grati ad Osvaldo per i suoi gol, che resteranno comunque nella storia viola.
Pochi, ma molto buoni, anche i due di Livorno, dove la Fiorentina perdeva sempre.
Però, se Prandelli lo sposta tatticamente a punta centrale, come ha fatto questo pomeriggio nelle dichiarazioni da Marbella (a proposito, consentitemi un piccolo moto d’orgoglio: tra tutte le televisioni e le radio fiorentine ce n’è una sola presente laggiù col proprio inviato…), beh, secondo me Osvaldo ha sprecato una grande occasione.
Perché nella Fiorentina di Prandelli un centravanti come lui è proprio atipico e bisognerebbe davvero cambiare gioco per esaltarne le caratteristiche.
Ha imparato poco Osvaldo da questi diciotto mesi con Prandelli, e ogni volta che va in campo sembra che giochi una partita per conto suo, come se gli altri dieci non contassero.
Peccato perché poteva essere una seconda punta importante, ma una seconda punta (lo fa pure Mutu, anche se non sempre) è al servizio della squadra e non viceversa.
Ho l’impressione che partirà Pazzini non solo per l’usura del suo rapporto con Firenze, ma anche perché la sua cessione porterebbe una plusvalenza in bilancio molto forte, visto che è qui dal 2005 e che il suo costo, al contrario di quello di Osvaldo, dovrebbe essere stato quasi del tutto ammortizzato.
Ma se dipendesse solo da una scelta tecnica di Prandelli non sarei mica tanto sicuro su chi lascerebbe Firenze.

Una delle poche cose che ho imparato nella prima metà della mia vita (sono un’ottimista e mi voglio talmente bene che non mi dispiacciono le teorie berlusconiane su quanto staremo in tutto su questa Terra..) è non crearsi delle aspettative troppo grandi.
In questo senso, nel 2009 che è appena iniziato, siamo messi benissimo.
Tutti ci aspettiamo un peggioramento delle nostri condizioni attuali, specialmente a livello economico.
Non so se psicologicamente abbiamo toccato il fondo, ma certamente ci siamo molto vicini.
Non mi stupirei quindi che esattamente tra 365 giorni dicessimo: “Beh, non è mica andata troppo male, o almeno è andata meglio di quanto mi aspettassi!”.
Un augurio davvero di cuore a tutti voi, soprattutto per la salute, che è poi la cosa più importante che abbiamo.

“Quando sarà che l’uomo potrà imparare, a vivere senza ammazzare e il vento si poserà…”.
Ogni volta che Guccini canta Auschwitz è sempre un brivido, specialmente per quelli come me cresciuti in un certo modo, con certe immagini, portandosi dentro fino ai quattordici/quindici anni verità assolute su Israele, verità che per altri bambini della comunità ebraica magari reggono ancora oggi, ma che nel mio caso si sono invece sgretolate negli anni delle superiori.
Perchè non esiste un torto e una ragione assoluta nella follia palestinese, in questo ammazzarsi da decenni senza che nessuno provi ad insegnare con convinzione una vera cultura della pace.
Io l’ho sempre fatta semplice: due Stati, la restituzione dei territori occupati, la fondamentale esigenza del riconoscimento dello Stato di Israele, ma purtroppo non è così facile.
Perché la cultura dell’odio sta contaminando una generazione dopo l’altra: atroce la rappresentazione del soldato di vent’anni catturato, senza parole i bombardamenti israeliani di ieri.
Qualcosa che, come sempre, mi fa sentire in colpa, come ebreo (non praticante, ma non importa).
Quando finirà?

Ho passato un Natale meraviglioso, stando a casa e non facendo assolutamente niente: stacco assoluto e, siccome mi piace quasi tutto del mio lavoro, a me bastano due giorni per ricaricare le pile.
Approfittando di una congiunzione astrale favorevole (nessuno dei figli malato, due giorni di ferie strappati in ufficio, sosta del campionato) avevo pensato che, visto anche il possibile e auspicabile lungo cammino Uefa della Fiorentina, sarei potuto andare a sciare dall’ultimo dell’anno alla Befana.
Niente: impossibile trovare le due doppie a qualsiasi livello di albergo nella nostra zona adorata, cioè la Val Badia.
Tutto occupato, non entra uno spillo.
Ora, partiamo dal presupposto che io rientri nel 15%, o forse sono anche meno, di persone fortunate che per ora non si accorgono della crisi e che Berlusconi sarebbe orgoglioso della famiglia Guetta per il livello quasi vergognoso di consumismo che abbiamo raggiunto (mi vengono i brividi se penso alla 850 dei vent’anni o alle tante vacanze in tenda a Torre del Lago…), però mi chiedo davvero quanto questa crisi sia un fatto psicologico e quanto invece una realtà.
Probabilmente si sta sempre più allargando la forbice tra chi sta bene e chi fatica ad arrivare alla terza/quarta settimana del mese, e quelli che se la passano più che decentemente non si fanno mancare niente.
Meno che mai durante le feste.

A volte penso a cosa rimanga delle tonnellate di parole che ogni anno facciamo uscire da quel mezzo meraviglioso che è la radio.
Per esempio, quando invito tutti a pensare almeno un minuto della giornata a chi sta peggio di noi (nel mio caso il 90% delle persone che conosco e per questo sono un uomo fortunato).
Mi chiedo se queste cose che dico non siano alla fine un po’ stucchevoli, se cioè chi le ascolta non le interpreti come un puro esercizio di retorica che non costa niente a chi lo mette in pratica.
Per me invece è naturale farlo, ma il discorso va esteso alla valanga di auguri che ci scambiamo in questi giorni.
Ho sempre un retropensiero che non mi abbandona: quanti di noi si sentono obbligati a farlo e si muovono seguono regole di convivenza più o meno civile?
E poi, perché essere buoni e disponibili per convenzione una sola settimana all’anno? E le altre 51?
Intanto continuo col solito meccanismo sugli sms: rispondo solo a quelli personalizzati e non ai seriali e apprezzo moltissimo le ditte che hanno rinunciato a mandarmi il pacco natalizio per devolvere tutto ai vari istituti e/o ospedali fiorentini e toscani.
Dove il Natale è certamente meno Natale che a casa nostra e vostra.
Auguri davvero sinceri a tutti i miei compagni di viaggio.

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