Che bello: oggi si discute se si vada più o meno in vacanza rispetto al 2022, cioè quando ancora doveva arrivare Giorgia Meloni

E’ bello perché si vede che in questo Paese non ci sono cose più importanti o più interessanti di cui occuparci

Non siamo mica a Gaza o in Ucraina…io comunque non ho risposte: si stava meglio o peggio prima dell’arrivo della destra a Palazzo Chigi?

Oggi la Fiorentina gioca a Manchester e non posso scordarmi quella notte dell’autunno del 1999, quando eravamo fortissimi, avevamo battuto i Campioni d’Europa a Firenze ed entravo nella magia dell’Old Trafford

La partita andò male, dopo il gol di Batistuta (tanto per cambiare) non ci fecero vedere palla, ma è quanto accadde prima della partita che merita di essere raccontato

Come in tutte le categorie umane anche tra i giornalisti esistono quelli che si illanguidiscono e poi si eccitano alla presenza del grande nome, di quello potente, perché poi magari godono per ore all’idea di ricevere un salito o addirittura una pacca sulla spalla

A Manchester, in tribuna, il più potente tra i potenti era Arrigo Sacchi, omaggiato da più parti e ancora in attività, ma presente come commentatore di Mediaset

Si affaccia nella zona dei cronisti viola ed è tutto uno sbracciarsi per farsi notare, per ricevere attenzione: lui guarda verso di noi e parte in quarta per venirci incontro, solo che…dribbla tutti e tra l’indignato stupore generale va ad abbracciare Mario Ciuffi, che nemmeno si era accorto della sua presenza

Magnifico, ho goduto davvero e ho ripensato ai racconti di Mario e a quei pomeriggi dell’inverno 1984 alla latteria vicino allo stadio in cui Sacchi passava ore per spiegare a Ciuffi le idee del suo calcio

I 15 milioni per Sohm sono una bella scommessa: una cifra importante per la Fiorentina, un acquisto che a qualcuno ricorda sinistramente Duncan, ma che potrebbe anche essere il miglior investimento del mercato viola

Confesso di conoscerlo poco, si spera che sia un Amrabat che sappia giocare meglio a calcio, nel senso di capacità di produrre gioco, perché la Fiorentina di Pioli mi pare si sia posta proprio questo obiettivo; far vedere un calcio divertente e produttivo in termini di risultati

In teoria è qualcosa di molto affascinante, nella pratica è un risultato estremamente complicato da raggiungere: bisogna aggredire l’avversario, andare quasi sempre all’uno contro uno, prendendo la miglior Atalanta di Gasperini come esempio del recente passato

Ci vuole pazienza e dobbiamo averla un po’ tutti

Mi piacerebbe, ma non credo che sia possibile e vediamo se a fine stagione avrò torto: quante partite da titolari giocheranno insieme Kean Gudmundsson e Dzeko?

Pochissime, secondo me, perché per provare una soluzione del genere bisognerebbe avere giocatori dotati di straordinarie capacità atletiche che sinceramente non appartengono a due su tre, e non è difficile immaginare chi siano

Quella del tridente è un’illusione estiva, da sotto l’ombrellone, perché a tutti noi piace vedere segnare caterve di gol, ma i campionati si vincono, e le qualificazioni nell’Europa che conta, si raggiungono con la difesa, questo almeno insegna il calcio

Non trovi altre parole che non siano quelle che ho scritto stamani sul Corriere Fiorentino


Scorrono le immagini di nove anni di Fiorentina e quaranta di Firenze in un susseguirsi di emozioni a getto continuo. L’addio di Celeste Pin sconvolge chi lo ha conosciuto e ora non riesce a trovare un motivo, semmai ci sia davvero un perché quando si arriva a compiere un gesto così disperato e finale. Un suicidio nascosto tra i suoi sorrisi e le sue battute, tra i suoi ricordi e i suoi progetti futuri che spesso raccontava a chi gli stava accanto. Celeste Pin era una persona di cui ti potevi fidare, uno che c’era sempre quando avevi bisogno. Arriva in città nel 1982 con l’impossibile compito di sostituire Vierchwood ed è subito “Celeste nostalgia”, pensando al fuoriclasse di origine russa, ma lui non se la prende più di tanto. Ha la scorza dura, viene dalla profonda provincia veneta, incassa e pensa solo a migliorare tecnicamente. Quando veste la maglia viola ha già rumorosamente litigato con la Juve e questo è già un buon lasciapassare per i tifosi. Un anno prima, quando era a Perugia,  aveva infatti accusato Bettega, non proprio uno qualsiasi, di avergli chiesto di segnare con i bianconeri in svantaggio, “tanto a voi questa partita non interessa”. Caos mediatico enorme e meritata squalifica per l’attaccante juventino. A Firenze deve integrarsi con Passarella e non è facile, perché il Caudillo ha un’idea di calcio molto diversa da come si gioca in Italia e i primi mesi sono difficili per tutti. A ottobre segna il suo primo gol in maglia viola, non è una rete banale perché blocca una contestazione abbastanza assurda che stava montando sotto la tribuna d’onore e con destinatario il Conte Pontello per via di una partenza rallentata di Antognoni e compagni. Celeste a Firenze si ambienta immediatamente: è estroverso, non si impermalisce mai per le battute, vive nel viale Petrarca, ha un gran successo col pubblico femminile e poi sposa una fiorentina, Elena, con cui avrà due figli maschi. Nella stagione successiva è uno dei protagonisti del primo 3-5-2 del calcio italiano. Lui, Contratto e, soprattutto, Passarella sono gli unici a proteggere Galli, mentre ai lati Massaro e Pasquale Iachini e in mezzo Oriali, Pecci e Antognoni inventano il calcio più bello visto da queste parti negli ultimi cinquant’anni. Pruzzo, la sua bestia nera, continua a segnargli una volta sì e una no, ma sono in pochissimi quelli che riescono a sfuggirgli. Seguono anni con alti e bassi, un grave infortunio e poi l’arrivo di Eriksson, che a 26 anni lo spedisce in panchina perché la sua coppia centrale difensiva è Hysen-Battistini. Potrebbe andarsene, ha richieste importanti, lo vogliono Roma e Napoli, ma lui ormai è legato indissolubilmente a Firenze e allora resiste. Gioca poco, ma non polemizza mai ed è sempre più apprezzato dalla dirigenza. Torna titolare con Giorgi e partecipa da protagonista nella cavalcata verso la finale Uefa del 1990, quella che si conclude con il gol irregolare di Casiraghi a Torino e con l’irrisione verso Pin del centravanti bianconero, che prima lo spinge platealmente prima di tirare e poi lo prende in giro: “Noi siamo la Juve, voi solo la Fiorentina”. Nove anni dopo ancora la Juve e ancora polemica, ma intanto stanno per arrivare le 200 presente in serie A e l’ultima stagione in viola, la prima di Mario Cecchi Gori. Celeste stavolta capisce che non è proprio il caso di continuare e quindi va a Verona, dove resterà per quattro campionati, sempre da titolare, e alla fine a Siena per l’ultima stagione  in campo. Ha 35 anni, nel calcio gli spazi sono ristretti, lui non è uno che spinge, e così comincia una seconda vita da agente immobiliare lasciando sempre aperta la porta dei ricordi e delle opinioni. Sempre disponibile, sempre sorridente, l’immagine della solidità anche per i suoi vecchi compagni, oggi sgomenti. La Fiorentina lo ricorda giustamente come un uomo “che resterà per sempre nella storia viola” e messaggi di cordoglio sono arrivati, tra gli altri, da Sara Funaro e Eugenio Giani. E Ieri pomeriggio è stato  un rincorrersi continuo di  chiamate incredule tra Mareggini, Malusci, Carobbi e tutti quei ragazzi degli anni ottanta che lo hanno avuto come compagno e capitano: nessuno  ci voleva credere, accettarlo sarà impossibile

21LUG202507:26

La Comunità ebraica fiorentina ha una bellissima tradizione in linea con la città, che da La Pira in poi è stata il centro di fondamentali fermenti pacifisti e luogo di incontro tra le parti in guerra.

Stimo sia il presidente Enrico Fink che il Rabbino Gad Piperno, che guidano il percorso di questa millenaria comunità di uomini e donne di cui faccio parte per nascita e da cui mi sono dolorosamente distaccato ormai più di un anno fa perché aspettavo invano una presa di posizione che andasse contro i massacri perpetrati quotidianamente nell’indifferenza generale da Israele nella stanza di Gaza.

Molti mesi dopo quella decisione molto sofferta non solo non è cambiato niente, ma ogni giorno i morti aumentano in misura direi quasi esponenziale in una cornice di miseria, fame e rassegnazione che dovrebbe indignare tutte le persone che abbiano una coscienza.

Per questo chiedo che gli ebrei fiorentini urlino la loro rabbia, il loro no verso il Governo israeliano e contro chi permette che ogni giorni siano massacrati decine di civili a Gaza, nell’indifferenza generale.

Sarebbe bello che lo facessero il Presidente Fink e il Rabbino Piperno, sarebbe il segnale più importante che certifica che esiste una sostanziale differenza tra essere ebreo ed identificarsi con Israele.

E se arrivassimo quinti? Rimarremmo delusi?

Stefano Pioli ha cambiato passo, si sente che nella sua saggezza di fondo è diverso dal tecnico misurato di cinque anni fa, le vittorie aiutano, i riconoscimenti collettivi pure

Mi ha sorpreso il suo riferimento alla Champions, perché sinceramente mi pare un traguardo molto ambizioso per una rosa che non è certamente la quarta in Italia e considerando che giocheremo ancora e spesso il giovedì

Ecco la ragione della domanda iniziale: dovessimo arrivare quinti, giocando meglio della passata stagione, impresa che sinceramente mi pare possibile, rimarremmo delusi?

Io no, e voi?

Si accumulano i ricordi di oltre quarant’anni di presentazioni, tra facili entusiasmi e profondi mugugni e si fatica a ritrovare il clima positivo che ha accompagnato l’apertura della stagione 25/26

Kean che rimane, Pioli che torna, quasi tutti gli acquisti già presenti, la sensazione che dalle grottesche dimissioni di Palladino e dal quel disfattismo imperante due mesi fa si sia approdati ad una coesione ambientale mai vista nei sei anni di Commisso

Sono per fortuna lontani i tempi della guerra alla stampa, adesso si comunica e si aprono le porte ai tifosi, perché senza tifosi non si va da nessuna parte

Tutti i tifosi, non solo quelli del tifo organizzato

Da oggi parla il campo, come sempre, e in giro si sente una gran voglia di Fiorentina

Ci stiamo più o meno felicemente avvicinando al 15 luglio e Kean è un giocatore della Fiorentina: bene, anzi benissimo, poi però abbassiamo la temperatura sul giocatore perché conosco bene l’ambiente viola

Kean è un ottimo centravanti, su cui lo scorso anno ho clamorosamente sbagliato, e meno male, ma non vorrei sentire mugugni se per caso sbaglia tre partite di seguito, perché siamo fatti così e io metto le mani avanti

Vediamo come va a finire, non manca molto, poi usciamo tutti quanti da questa frenesia

Sì, ho paura perché riesco a capire questo padre

Sparatoria a Rocca di Papa: padre uccide in piazza l’assassino del figlio

Omicidio nel centro di Rocca di Papa, vicino Roma. Questa mattina, martedì 9 luglio, un uomo di 61 anni, Guglielmo Palozzi, ha sparato e ucciso Franco Lollobrigida, 35 anni, in piazza della Repubblica.

Lollobrigida era stato condannato per l’omicidio preterintenzionale del figlio di Palozzi, Giuliano, morto nel 2020. Nonostante la condanna a dieci anni in appello, era libero da due anni.

La vittima è stata colpita in via Roma, poi ha tentato di chiedere aiuto prima di accasciarsi a terra. Inutili i soccorsi.

Palozzi è stato fermato dai carabinieripoco dopo. Recuperata anche l’arma del delitto.

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