Dicembre 2020


Inutile ora essere troppo polemici o ritornare sul tormentone “io l’avevo detto”.

Facciamo 40 punti, salviamoci e poi analizziamo, processando mediaticamente chi ha sbagliato e ricordandoci che Commisso il 30 giugno tirerà fuori 67 milioni di euro per la Fiorentina.

Ripartiamo dal secondo tempo, un buon secondo tempo fino a quando Cesare ha avuto la pessima pensata dei tre cambi in contemporanea che hanno sgonfiato la squadra.

Vlahovic prima o poi la mette dentro, l’importante esche giochi come ieri, Ribery e Callejon insieme non ce li possiamo permettere e personalmente lascerei in panchina il francese, anche se rischio di essere accusato di blasfemia calcistica.

La classifica la dobbiamo vedere o no?

Esercizio solo teorico, perché tanto la guardiamo tutti, compresi quelli che abitano lo spogliatoio viola.

Stiamo cominciando a conoscere meglio Rocco Commisso, con i suoi pregi e i suoi difetti, come tutti.

Tra le qualità c’è, secondo me, il parlare chiaro e pazienza se qualcuno se la prende a male, l’importante è farsi capire.

Mi pare invece che si stia assistendo ad uno stucchevole balletto intorno alla vicenda stadio, con un recupero mediatico ed inaspettato del partito del “quella è un’opera di interesse artistico rilevante e quindi attenzione a ciò che volete fare”.

E qui mi cascano le braccia: comprendo il tentativo di mediazione tra le varie posizioni, ma il concetto di fondo è uno solo e cioè che o si fa come dice Rocco, che ci mette i suoi soldi, o non se ne fa di niente.

In quanti modi lo deve dire?

E’ prepotente? Non credo, perché ognuno di noi con i nostri soldi decidiamo autonomamente come spenderli

E’ poco diplomatico? Può darsi, ma qui sono 12 anni che si va avanti con i balletti sulle punte e zero risultati.

Niente stadio, niente Fiorentina rinforzata? Può essere, anzi è molto credibile ed è qui che c’è davvero da arrabbiarsi, se si ama il colore viola.

Perché la stragrande maggioranza dei fiorentini non ha mai, e sottolineo mai, considerato il Franchi un’opera d’arte, piuttosto un luogo di culto per esercitare il rito pagano del tifo, con la grandissima rottura di scatole di doversi esporre, senza copertura, all’acqua o alla fastidiosa calura estiva.

E in oltre 40 anni di frequentazione professionale io l’ho visto visitare solo come casa di Antognoni, Baggio, Batistuta, Rui Costa, Mutu, Toni e via a seguire, non certo le scale elicoidali o per una foto alla Torre di Maratona.

Forse però siamo noi, e siamo in tanti, a non capire niente.

Oggi il nostro blog compie quindici anni e Radio Sportiva dieci.

Curiosa coincidenza tra due momenti della mia vita professionale sideralmente distanti tra loro: il più intimo e il più mediaticamente rilevante, visto che nel 2010 fondavo e dirigevo una radio nazionale che oggi ha un milione di ascoltatori e che viaggia sugli stessi binari creati in quella stagione ormai lontana.

E anche il blog funziona alla stessa maniera del 2005, quando in pratica mi fu imposto dal mio fraterno amico Saverio Pestuggia.

La cosa più curiosa è che, mentre tutto restava più o meno uguale, sono profondamente cambiato io, tanto da non riconoscermi in tante cose della mia vita privata di quei tempi, ma questo è un altro discorso.

Grazie a tutti voi per l’affetto e la pazienza con cui mi seguite su queste pagine virtuali.

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