Stiamo cominciando a conoscere meglio Rocco Commisso, con i suoi pregi e i suoi difetti, come tutti.

Tra le qualità c’è, secondo me, il parlare chiaro e pazienza se qualcuno se la prende a male, l’importante è farsi capire.

Mi pare invece che si stia assistendo ad uno stucchevole balletto intorno alla vicenda stadio, con un recupero mediatico ed inaspettato del partito del “quella è un’opera di interesse artistico rilevante e quindi attenzione a ciò che volete fare”.

E qui mi cascano le braccia: comprendo il tentativo di mediazione tra le varie posizioni, ma il concetto di fondo è uno solo e cioè che o si fa come dice Rocco, che ci mette i suoi soldi, o non se ne fa di niente.

In quanti modi lo deve dire?

E’ prepotente? Non credo, perché ognuno di noi con i nostri soldi decidiamo autonomamente come spenderli

E’ poco diplomatico? Può darsi, ma qui sono 12 anni che si va avanti con i balletti sulle punte e zero risultati.

Niente stadio, niente Fiorentina rinforzata? Può essere, anzi è molto credibile ed è qui che c’è davvero da arrabbiarsi, se si ama il colore viola.

Perché la stragrande maggioranza dei fiorentini non ha mai, e sottolineo mai, considerato il Franchi un’opera d’arte, piuttosto un luogo di culto per esercitare il rito pagano del tifo, con la grandissima rottura di scatole di doversi esporre, senza copertura, all’acqua o alla fastidiosa calura estiva.

E in oltre 40 anni di frequentazione professionale io l’ho visto visitare solo come casa di Antognoni, Baggio, Batistuta, Rui Costa, Mutu, Toni e via a seguire, non certo le scale elicoidali o per una foto alla Torre di Maratona.

Forse però siamo noi, e siamo in tanti, a non capire niente.