Dicembre 2017


L’ho tenuta a casa per una notte, nel giugno 2001: Chiesa era venuto in TV con un bambino pestifero sempre in movimento e l’aveva portata lì con lui.

La Fiorentina era talmente disorganizzata che il buon Enrico non sapeva a chi lasciarla e allora dissi che me la sarei portata via io, promettendo solennemente la restituzione la mattina successiva.

Ricordo Valentina sdraiata sul divano a giocarci e io che me la guardavo e riguardavo, cercando spesso con lo sguardo gli anni d’oro, 1940, 1961, 1966, 1975, 1996 e apppunto il 2001 con accanto quel magnifico nome: Fiorentina.

Mi spiacque separarmene, ma dovevo consegnare il “malloppo” in Piazza Savonarola e così feci, ma se per caso un giorno dovesse succedere…chiederei di averla con me almeno per un’ora!

Un punto che vale molto di più di quello di Roma, per la forza dell’avversario e per quei trenta minuti nel primo tempo, davvero da grande squadra.

All’intervallo il tabellino racconta di tre tiri nello specchio della Fiorentina (occasione clamorosa di Simeone) e zero del Napoli, poi è chiaro che avremmo pagato qualcosa, ma abbiamo concesso il giusto e trovato un gran Sportello.

Il pareggio è giusto e in questa valutazione c’è tutta la nostra forza perché un punto a Napoli davvero non lo prevedeva nessuno

Direi che le cose si stanno mettendo al meglio, anche se la classifica è sempre quella, ma voglio vedere se anche stasera ci sono quelli che pensano ai Della Valle…

“Io mi sento fiorentino e per fortuna lo sono”: ho omesso il non e il purtroppo dall’ultima fatica di Gaber per spiegare il mio sentire.

Essere nati a Firenze è, per usare un francesismo, un colpo di culo eccezionale, magari se dall’altra parte esiste davvero qualcuno (cosa di cui dubito fortemente) quel giorno speriamo lontano ringrazierò con tutto il cuore.

Altra cosa è però avere a che fare con i fiorentini se arrivi da fuori, soprattutto nel calcio, che a Firenze rimane il traino sociale ed emotivo della città.

Ultimo esempio, le ragazze.

Stamani all’edicola si bubava per la sconfitta di ieri con la Juve: “eh, se almeno i Della Valle spendessero un po’…”. Lo aveva fatto anche Leonardo Vonci lunedì scorso a Viola nel cuore.

Quando le ragazze vincevano lo scudetto e la Coppa Italia, cioè sei mesi fa, a nessuno venne in mente di dire bravi ai dirigenti e alla proprietà, ora invece…

Non cambieremo mai e non vogliamo farlo perché siamo convinti che meglio di noi al mondo non ce n’è.

E forse abbiamo pure ragione.

Cercgiamo di  essere obiettivi: il Napoli è molto più forte di noi, ma meglio di adesso non sarebbe stato possibile affrontarlo.

Sono in fase discendente, il gioco brillante poco si addice al dicembre calcistico e hanno preso due botte terrificanti.

Aggiungiamoci che tornano oggi dall’Olanda e ricordo bene la stanchezza dei viaggi europei, mentre noi l’abbiamo preparata con tranquillità in tutta la settimana.

Insomma, partiamo battuti, ma non è detto, proprio non è detto…

Volevamo questo dalla partita: i tre punti con una prova convincente.

D’accordo era il Sassuolo, ma qualche settimana fa era il Crotone e dopo la Spal…

Non montiamoci la testa e stiamo concentrati sul traguardo, che è il settimo posto: prova convincente da parte di tutta la squadra, con la sorpresa Laurini.

Ci sentiamo domani sera a Viola nel cuore.

Saranno gli anni che passano, sarà che gli avvenimenti personali hanno innescato negli ultimi tempi dei meccanismi particolari, sarà quello che volete, ma ancora una volta mi sono fortemente emozionato allo scorrere delle immagini delle vittorie viola innervate dalla musica di Giacomo Puccini che, pur essendo nato a Lucca, sono certo che avrebbe tifato Fiorentina e non Juventus.

E’ accaduto ieri sera alla sesta edizione della Hall of Fame.

Da un certo punto in poi ho visto scorrere frammenti di vita, a cominciare dalla Coppa Italia del 1966 (mi ricordo vagamente qualcosa), lo scudetto (quello sì che è rimasto dentro) e poi ancora la Coppa Italia del 1975 e dopo ancora i (purtroppo) pochi successi raccontati dalla mia privilegiata posizione di radiocronista.

E poi un flash al momento dell’inno finale, ripensando a Cosimo che allo stadio lo canta con convinzione.

Sono passati cinquanta anni da quando ero alle elementari e lo mettevo e rimettevo nel mangiadischi nel salotto di casa mia, sul lato B del 45 giri c’era “Alè alé Fiorentina” ed è un passaggio generazionale che ha ben pochi altri riscontri.

Una sorta di iniziazione che ti coinvolge e che ti fa tornare bambino: come si fa a non amare questa squadra?

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