Febbraio 2016


Vincere così non ha prezzo, non vale la Juve, però non è nemmeno che si sia troppo lontani a livello di godimento.
Abbiamo sostanzialmente meritato i tre punti e c’è da chiedersi il perché della reazione stizzita dell’Inter, che gioca un calcio inguardabile e che ha strapagati centrocampisti a cui qualche anno fa non avrebbero nemmeno permesso l’accesso ad Appiano Gentile.
C’era pure un rigore grande così e sono stati graziati, pensa un po’.
Bernardeschi è stato strepitoso ieri sera a sinistra mi ha definitivamente convinto e se non crolla la condizione atletica andrà agli Europei.
E’ tornato a segnare Babacar e si è rivisto Kalinic, è su queste direttrici che ci giochiamo le possibilità di Champions e intanto siamo lì al terzo posto, da fantastici intrusi e senza aver rubato nulla.

Ora però è venuto il momento per i più accesi contestatori dei Della Valle di fare un passo indietro: non esiste vivere in questo clima di tensione continua con la squadra in quella posizione e con una società economicamente sana.
Loro saranno permalosi, poco fiorentini, arroccati su posizioni mediaticamente molto discutibili, saranno tutto quello che volete, ma noi siamo a volte sinceramente insopportabili: cominciamo a dircelo in faccia e poi facciamo pace perché i Della Valle sono quanto di meglio si possa sperare di avere.

Il missile terra aria di Babacar a Firenze nello scorso campionato a cui sono affezionato per un motivo particolare: è stata in pratica l’iniziazione di Cosimo al calcio, all’amore vero per la Fiorentina, perché il gol avvenne proprio sotto dove era seduto lui.
Il regalo di compleanno al sottoscritto di Kalinic a San Siro: tre gol per festeggiare il primo posto in classifica ed una ricorrenza molto diversa dal solito, quella di una nuova vita.
Da quanto tempo questi due ragazzi non danno un segno della propria presenza?
Pure troppo direi, per i miei gusti e per le esigenze della Fiorentina: non sarebbe venuta l’ora di tornare a far gol nella partita più importante (fino ad oggi) del campionato?

Ad un certo punto ho fatto un fermo immagine: ho bloccato lo schermo su Carletto, come l’ho sempre chiamato dai tempi del Duca d’Aosta, che intervistava Elton John e ho fatto un salto indietro di quasi quarant’anni, forse ispirato dalle mie ultime vicende personali.
E ho rivisto questo ragazzino vispo come pochi che mi dava una mano ad organizzare il primo giornalino del Duca, e poi ancora dopo, quando girava per le discoteche e per le scalcagnate radio fiorentine con un sorriso che è identico a quello che ormai conoscono tutti gli italiani.
Si è fatto un mazzo così Carlo Conti: conosco benissimo la sua storia perché fino a vent’anni fa è stata parallela alla mia, lui nello spettacolo ed io nel giornalismo, solo che è molto più bravo di me e si merita tutto il successo che sta ottenendo.
Ogni volta che lo vedo sulle copertine dei giornali oppure a fare la prima serata in Rai provo una soddisfazione che mica è troppo comune nel nostro mondo.
Carletto è la dimostrazione che la meritocrazia in questo Paese qualche volta paga, che non è sempre necessario essere figli di, amanti di, raccomandati da per arrivare dove si desidera arrivare e questo credo che sia professionalmente la cosa a cui tiene di più.

Chiedere scusa è un bellissimo atto di umiltà, anche se ultimamente, da Gasparri in su, qualcuno se ne sta un po’ approfittando.
Mi sono molto sforzato e sono pure andato a rileggermi le dichiarazioni di Sousa da luglio in poi e sinceramente, pur essendo il sottoscritto ancora in alta classifica per quanto riguarda i permalosi, non ho trovato qualcosa che mi convincesse sulla necessità delle scuse che il tecnico portoghese dovrebbe porre alla società.
Direi che a questo punto la vicenda sta diventando stucchevole, forse è meglio chiuderla qui, senza scuse e senza troppe analisi sociologiche/calcistiche che ci porterebbero chissà dove e certamente lontano dall’obiettivo comune che è per tutti (sì, per tutti, Della Valle compresi) il terzo posto.

Magari mi è presa una fissazione, ma sono mesi che lo sto scrivendo e dicendo: qualcuno mi deve spiegare perché Mati Fernandez è considerato così importante da giocare spesso titolare?
Non esiste un giocatore a cui siano state concesse così tante prove d’appello, ma quella di Bologna è stata veramente una partita disastrosa, senza alcuna giustificazione.
Non si può prendere una seconda ammonizione così, ma lo sbaglio è anche di chi non lo ha cambiato prima e comunque, ovviamente, non è solo colpa del Cileno se abbiamo rischiato di perdere.
Siamo senza attaccanti, l’amara verità è questa: Babacar e soprattutto Kalinic non la prendono mai e tu puoi pure provare a fare gioco, ma senza riferimenti offensivi tutto diventa maledettamente complicato.
Un pareggino, che vale quello di Goenova e che non toglie certamente l’eccessiva tensione degli ultimi due giorni su cui tornerò nei prossimi giorni.

Parola orrenda, che però è entrata nel nostro linguaggio comune e che quindi uso anch’io per il titolo.
Perché noi maschi uccidiamo, violentiamo, torturiamo quando ci viene preferito un altro maschio oppure quando la “nostra” donna decide di averne abbastanza di noi?
Mi sono spesso interrogato, ho provato a darmi delle spiegazioni (non certo delle giustificazioni), ma restano impressioni molto personali.
Noi uomini abbiamo una costruzione mentale che lascia pochissimo spazio all’emotività, sia positiva che negativa: se siamo sopraffatti dal sentimento ci smarriamo e ci prende la paura.
Insomma, nella maggioranza dei casi non le sappiamo proprio gestire le emozioni, e così il no di una donna, della “nostra” donna, ci sembra quanto di peggio ci possa accadere, un affronto alla nostra virilità.
Lo stramaledetto senso del possesso fa il resto: su questo blog torno spesso sull’argomento perché mi tocca da vicino e non solo come padre di due figlie femmine e di un maschio da educare alla vita, ma come uomo.
Non ho soluzioni, ma solo una grande desolazione quando apro il giornale o il computer.

Fateci caso: da quella posizione e con un tiro simile, anche se meno bello, Pepito segnò il 2 a 2 alla Juve.
Il capolavoro di Zarate apre giustamente le porte agli insulti verso il sottoscritto che mai lo avrebbe portato a Firenze, speriamo, e anche speriamo al ritorno di un po’ di calma, una situazione che però Andrea Della Valle dovrebbe cementare con una conferenza a Firenze per raccontarci la sua verità.
Abbiamo vinto una partita molto insidiosa e siamo palesemente stanchi, con poche idee e con il centravanti in piena riserva.
Sulla difesa raccontiamo sempre le stesse cose perché Tomovic e Roncaglia restano appunto…Tomovic e Roncaglia, mentre noto un pericoloso allineamento di Astori a loro due.
Intanto siamo terzi e ci muoviamo quasi da intrusi nell’alta classifica, però magari abbiamo davvero pescato il jolly tipo Salah, magari Zarate farà davvero sette gol, in attesa del ritorno di Kalinic e della sempre rimandata esplosione di Babacar.

Devono avere fatto un corso speciale in Fiorentina per sciupare quello che di buono costruiscono.
Ma si può arrivare a prendere ufficialmente un difensore, anzi “IL difensore”, a 5 minuti dalla fine del mercato, dopo essere rimbalzati mediaticamente come una pallina da flipper in mezzo a decine di nomi?
Non ha senso, avvelena l’ambiente, incattivisce i tifosi, lasciando un’immagine di società che improvvisa.
Stessa cosa per il centrocampista, non proprio integro fisicamente (tanto per cambiare…), che però è certamente meglio del misterioso Verdu, sempre ammesso che recuperi una condizione fisica accettabile, mentre resto scettico sullo scambio Suarez-Costa.
Ora, a parte la discutibilissima operazione Zarate (sarebbe stato molto meglio riportare a casa Matos e invece si è preferito fare cassa), non è che ci siamo indeboliti e alla fine, ma proprio alla fine, il difensore lo abbiamo preso e Benalouane sulla carta non mi sembra certo inferiore a Roncaglia e Tomovic.
Ma il sapore di questa campagna di gennaio è molto amaro e se ci pensate bene è tutto assurdo: squadra terza in classifica con merito, cinque nuovi giocatori, di cui uno (Tello) che potrebbe regalarci grandi gioie, eppure sono/siamo tutti arrabbiati: riflettete per favore nelle più o meno segrete stanze di viale Manfredo Fanti.

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