Fiorentina


L’ho detto al diretto interessato a fine partita, a San Siro: sono stato felicemente smentito e Jorgensen ha giocato un’altra buona prova da difensore.
Un solo (grosso) errore nel primo tempo, ma può capitare.
Ovviamente sono molto felice di essermi sbagliato anche se non vorrei che adesso fossimo tutti convinti di aver trovato l’uomo giusto per la prossima stagione.
Un ottimo pareggio a Milano, robusto e meritato.
Secondo me Pazzini è andato pittosto bene, specialmente nel primo tempo, ma capisco che poi contano i gol e che qualcuno mugugni.
Ma non è giusto, anche perché nelle ultime due partite l’immenso Mutu di un mese fa è andato peggio, molto peggio di Giampaolo.

Ogni tanto nel calcio parte una moda, l’ultima è quella di Jorgensen terzino.
Io credo che vada bene solo in emergenza e solo in determinate circostanze.
Voglio dire: ok con il Chievo, ma siamo proprio sicuri che a San Siro, contro il Milan, possa funzionare?
Jorgensen ha in dna dell’attaccante, il suo istinto è quello di partire sempre in dribbling e va bene che è un mostro di bravura a livello tattico, però non è il caso di esagerare.
Senza contare che fare il difensore è un “mestiere” che richiede astuzie che si imparano solo dopo anni di applicazione.
Meglio Blasi dietro e Jorgensen davanti a lui domani pomeriggio, con la variante Reginaldo pronto a sparigliare le carte, ma è ovviamente una valutazione strettamente personale.

Adesso va a finire che quasi quasi ci rimaniamo male, se non vendono Toni.
Diciamo la verità: il gradimento sulla persona è sceso vertiginosamente dopo le sceneggiate dei mesi estivi del 2006 e nessuno provi a dare la colpa ai giornalisti perché (almeno) in questo caso siamo proprio innocenti.
Poi, in campo, si è comportato benissimo, ma non è questo il problema, ormai qualcosa si era rotto.
Siamo dunque ormai così certi di darlo via che lo consideriamo un ex giocatore della Fiorentina e non vediamo l’ora di vedere quello che succede nell’era post-Toni.
Quanto siamo cambiati dal 2000, quando se ne andò molto dolorosamente Batistuta (che però era davvero tutta un’altra cosa e se lo dico io…), forse il fallimento del 2002 ci ha insegnato qualcosa: esiste solo la Fiorentina.
Gli altri, i giocatori, gli allenatori, i presidenti, i direttori sportivi, i radiocronisti, passano.

Non so se ve ne siete accorti, ma grazie alla tanto contestata trasmissione di Rtv38 (comunque la più vista in assoluto) siamo riusciti a dire qualcosa all’Italia intera nel programma di Odeon.
Era già successo in passato di difendere la Fiorentina, ma ancora di più ieri, quando mi hanno chiesto cosa ne pensassi del derby di Roma.
Ho risposto che erano una vergogna i feriti del pomeriggio e soprattutto erano allucinanti le dichiarazioni di Achille Serra, che aveva parlato di striscioni che potevano essere esposti all’Olimpico, quasi che quello lo stadio non fosse ubicato in Italia.
Scrivo questo perché molti di voi in estate, e anche recentemente, avevano fatto presente l’assoluta mancanza di voci fiorentine sull’etere nazionale, anche se non credo che queste più che giustificate lamentazioni portino un solo punto in più in classifica.
Però, incoerentemente con quanto appena detto, mi sto imbarcando in qualcosa che potrebbe dare i suoi frutti mediatici a breve scadenza…

Con la p minuscola, quella con la maiuscola è un buon giocatore, ma non un titolare fisso, almeno per ora.
Sì, ci vuole pazienza, soprattutto con Pazzini, anche perché credo che l’ultimo Toni non avrebbe fatto molto di più contro una difesa molto fisica come quella del Chievo.
Bisogna dare a Pazzini un girone di continuità e poi misurarlo a livello di grande pascolscenico.
Ed invece sento già sibilare qualche polemicuccia, qualche mugugno se non segna sempre.
Itanto abbiamo vinto anche questa: non siamo belli, fatichiamo, ma troviamo sempre il colpo giusto.
Una volta Mutu, una volta Reginaldo, magari la prossima volta proprio Pazzini…

Guardiamo quanto siamo pronti noi e quanto è pronto lui.
Sto parlando di Giampaolo Pazzini, che mi dà comunque più fiducia della nostra voglia di vederlo già al posto di Toni, con la stessa sua efficacia.
Diaciamocela tutta: se Pazzini avesse fatto gli ultimi due campionati di Toni, ci sarebbe molto più affetto nei suoi confronti di quanto non ve ne sia nei confronti del Campione del Mondo.
Questione di pelle, di appartenenza geografica e di qualche entrata proprio fuori luogo dell’estate 2006.
E però adesso ci siamo: magari va benissimo contro il Chievo e così Pazzini va a scuola un anno prima, cioè supera il rodaggio post Toni già nelle ultime partite di questo campionato.
Sempre ammesso che Toni se ne vada, perché io, lo ripeto e mi sbaglierò, ma non sono mica tanto convinto che ci portino la vagonata di soldi che ci offrivano giusto dodici mesi fa.

Un quesito che mi sta ronzando in testa da un mese: che voto dare al campionato di Toni?
Premesso che si è allenato poco e male non per colpa sua, ma degli infortuni vari che lo affliggono da settembre, che la stagione post Mondiale è storicamente difficile per chi quel Mondiale l’ha vinto e che non ha più due esterni che giocano tutti per lui, ecco, premesso tutto questo, siamo proprio sicuri che la sua sia stata una grande stagione?
A me pare che il rendimento di Toni sfiori il 7, che è sempre un bel vedere e sentire, solo che sono due punti meno del 9 del 2005/2006 e sinceramente mi chiedo se per caso qualcun’altro si stia ponendo domande simili alle mie.
Tipo: ma vale davvero la pena di spendere 50 milioni di Euro per lui (25 di cartellino e 25 lordi per il suo ingaggio nei prossimi 3 anni)?
Sono 17 milioni l’anno e per quella cifra io vorrei essere sicuro di avere un rendimento da 8 ed è quello a cui forse sta pensando in questi giorni Paperon Moratti.

Non si possono paragonare le accertate nefandezze juventine (il doping farmacologico, Moggiopoli) ai sospetti che gravano sull’Inter per la totale assenza di intercettazioni che la riguardano.
Questi ultimi sono solo sospetti e comunque, una volta accertati, certificherebbero magari un tentativo di difesa o di protezione.
La Juve per per dodici anni ha vinto barando, l’Inter ha vinto contro nessuno.
Una sola volta, ma in modo pulito, sporcando semmai il suo scudetto vero con l’accettazione di quello di cartone che persone dotate di vera sportività mai avrebbero dovuto esibire.
Per vincere contro nessuno Moratti ha speso di più di mille miliardi di vecchie lire, ma sono fatti suoi, o al massimo degli azionisti della Saras, buggerati da fantasmagoriche valutazioni di mercato nella fase di collocamento delle azioni dell’azienda di famiglia.
Sono diventati molto più antipatici, ma è assurdo tentare un paragone tra i due poteri: uno si basa sui soldi e sull’ inevitabile arroganza che il tanto, troppo denaro comporta; l’altro è figlio dell’inganno e ha prosperato solo grazie all’omertà del sistema.

Spero che qualcuno si ricordi dei miei commenti post Parma.
Ora, non è che siamo diventati dei fenomeni, anzi siamo parecchio stanchi e lo si vede, ma abbiamo personalità.
Abbiamo retto in qualche modo nel primo tempo, quando davvero visto dal vivo Rocchi faceva paura, e poi abbiamo colpito nella ripresa.
Cinici come contro il Siena, adesso proviamo divertirci contro il Chievo e pensiamo all’Uefa, a come cercare di arrivare il più lontanno possibile.
E quelli che volevano buttare via tutto dopo la scoppola di Parma, adesso dove sono finiti?

Oggi pomeriggio ho capito perché Prandelli non lancia nessuno della Primavera in prima squadra: sono troppo acerbi.
Era un test importante quello contro il Palermo e sono andato a vedermelo di persona, approfittando del fatto che era vicino a casa mia e che Camilla, la più piccola, sta dimostrando un minimo di interesse verso il calcio.
Ora, io non so a quale partita abbia assistito Cadregari, che a fine gara ha parlato di buona prova dei suoi, ma io mi aspettavo di più, molto di più.
Non c’entra il risultato, perché Di Carmine ha sbagliato il rigore del pareggio, c’entra la personalità di quelli che ogni tanto vengono lanciati mediaticamente in orbita per un futuro radioso in maglia viola.
Mi auguro con tutto il cuore che sia così, il fatto è che, almeno per quanto ho visto oggi, non c’è proprio nessuno che faccia la differenza.
Non è una bocciatura definitiva, ma solo una riflessione per capire come siamo a volte prigionieri degli stereotipi: “ah, ma perché Prandelli non prende nessuno dal settore giovanile?”.
Ci ritroviamo dopo la gara con la Lazio, io un po’ di paura ce l’ho…

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