Fiorentina


La mia è una visione molto personale, che si basa sulla conoscenza delle persone e sulla valutazione senz’altro opinabile delle loro qualità.
Fatta questa premessa, a me piacerebbe vedere Lele Oriali alle prese con questo mondo fantasmagorico che è la Fiorentina: me lo ricordo duro, ma non fondamentalista, in grado cioè di capire quando è il momento di staccare il piede dall’acceleratore.
Quanto a Pioli, ha fatto certamente grandi passi in avanti da quanto lo incontrai a Salerno dopo una vittoria su Cavasin, da lui preso in giro con stile.
Hanno pure l’eleganza giusta per i Della Valle, ma soprattutto conoscono l’ambiente e quindi otrebbero pure passare sopra a certi nostri difetti.
In alternativa a Stefano, anche a me intrigherebbe vedere Zeman sulla panchina viola, senza dimenticare però che è un signore di 65 anni e forse anche questo qualcosa conta.

Conclusione dignitosa con l’incomprensibile decisione finale di non andare a salutare i cinquanta tifosi viola arrivati fino a Lecce.
Avevano paura dei fischi?
Temevano ripercussioni sul conto corrente se avessero buttato le maglie?
Mah, certe cose non arriverò mai a capirle e sono contento che Vincenzo Guerini mi abbia dato ragione nella conferenza post gara.
Abbiamo giocato meglio del Lecce, che non era per niente arrabbiato e quasi rassegnato alla B.
Ora si può pure aprire il dibattito su Cerci perché con lui non esistono le mezze misure: o è decisivo, o è uno in meno.
Ma sul sull’80% degli altri il verdetto è già scritto: se ne devono andare, non li voglio più vedere.
Per quello che hanno fatto in campo e, per alcuni, fuori dal campo.
Ed il primo a prendere il biglietto di sola andata, anche a titolo esemplicativo, dovrà essere “bambolottino” Ljajic, mai più da convocare in un ritiro dell’ACF Fiorentina.

Ci hanno pure buttato fuori dai play off scudetto della Primavera: mi pare che il flop sia completo.
Non solo non siamo riusciti a fornire nessun giovane alla prima squadra, ma in questa stagione abbiamo pure fallito i traguardi minimi della Primavera.
Forse è l’ora di analizzare con maggiore attenzione le milionate spese per fare questi risultati: anche nel settore giovanile urge ricostruzione perché la famosa generazione degli allievi che tre anni fa vinse lo scudetto contro l’Inter sta facendo tanta, troppa fatica ad emergere.
Ci aspettano giorni duri, ma almeno peggio di così non può andare.

Guardiamo se lo facciamo subito questo benedetto ultimo punto per poi dire finalmente che è finita, che voltiamo pagina.
Cerchiamo però di non farci prendere dall’angoscia o da paure immotivate: a Lecce possiamo certamente fare risultato, anche perché a loro mancheranno i due più forti e caso mai la tensione sarà più forte dall’altra parte.
Pensavo a cosa potrà pensare in queste ore Vincenzo Guerini, uno innamorato da sempre della Fiorentina, che avrebbe voluto dare e fare di più in questo disgraziatissimo anno, ma che per mesi ha dovuto combattere una guerra interna in cui era molto più debole.
Quante volte avrà sognato nelle stagioni in cui era più giovane quella panchina in cui domani sera andrà a sedersi tra preoccupazione e orgoglio?
Il suo percorso di vita è stato molto più complicato di quello di tanti altri che avevano i suoi stessi mezzi, ma non l’ho mai sentito lamentarsi neanche una volta.
Starà in piedi o seduto?
Che dirà alla squadra?
Credo che giocherà semplice, in tutti i sensi, puntando sull’aspetto psicologico più che su quello tecnico.
E poi, alle 22.40 di domenica 13 maggio, ringrazierà tutti per queste emozioni fuori programma.

Vi prego, non cercate giustificazioni alle scene penose di ieri sera perché non ne esistono.
Vi invito per un attimo a pensare a cosa sarebbe successo, a cosa si sarebbe detto, se il protagonista dell’aggressione fosse stato Mihajlovic: come minimo avremmo messo nel mezzo la tigre Arkan, e poi tutto il resto.
Non si poteva che esonerare Rossi, non si può che mandare via Ljajic, uno che ancora non ha capito come ci si comporta nella vita e quindi anche nel calcio.
Lo sputtanamento via internazionale della Fiorentina ha fatto dimenticare alcuni particolari rilevanti: il cambio con Olivera era folle (ma Acosty che ci stava a fare in panchina?), la squadra è fuori di testa quasi come il suo ex allenatore (avete visto lo scontro finale di Pasqual?), Montolivo è stato il migliore (ma Kharja perché se ne è andato prima che la partita cominciasse? Aveva paura di perdere il treno?).
Quando Andrea Della Valle a fine partita dice che la campagna acquisti non l’ha fatta lui, racconta certamente una verità, ma si dimentica di spiegare perché è stato permesso tutto questo.
Perché è stato concesso ad un signore in guerra con il mondo di annientare tutto in meno di due anni?
La Fiorentina, questa Fiorentina, non esiste più.
E se va avanti lo deve solo all’amore del proprio pubblico che, dopo averla incitata per novanta minuti, è ormai troppo depresso per arrabbiarsi davvero.
Adesso dobbiamo trovare un direttore sportivo e un allenatore e se fossi Delio Rossi, dopo essermi rivisto in tv, trasformerei l’esonero in dimissioni e rinuncerei ai soldi che dovrebbe prendere fino al 2013.
Poi convocherei una conferenza stampa per scusarmi dell’enorme idiozia commessa e anche di non aver saputo gestire un ambiente che lo aveva accolto come solo con Prandelli era successo in passato.
Oggi ci aspetta una lunga giornata di passione.

Sto ascoltando “Viola nel cuore” e sento che il grande Leo Vonci se la prende con Cognigni per quello che ha detto in esclusiva a Radio Blu a proposito del rigore sbagliato, perché secondo lui il prossimo che andrà a battere sentirà troppa responsabilità.
Poi ci sono i tantissimi che si sono arrabbiati col presidente esecutivo per via delle dichiarazioni sul futuro societario.
Ebbene, io sarò politicamente molto scorretto ma devo dire come sempre ciò che penso: le dichiarazioni di Cognigni sono assolutamente normali e se le stesse parole le avesse pronunciate ADV nessuno avrebbe avuto nulla da ridire.
Cosa c’è infatti di scandaloso nell’affermare che “è un periodo in cui non si segna neanche su rigore”, oppure nel disegnare un futuro societario in cui non si dice chi verrà o in quanti verranno ma allo stesso tempo si ricorda che non ci sarà più una sola persona a decidere e che Macia è importante per la Fiorentina?
Il fatto è che Mario Cognigni resta sulle scatole a tanti tifosi per via della sua schiettezza che lo ha portato a commettere errori mediatici non indifferenti, tipo le sparate sui tre che “non vogliamo più vedere”, oppure le bastonate su Mutu e Montolivo, a quest’ultimo il giorno prima di mandarlo in campo a Udine.
Questi errori li ho e li abbiamo rimarcati a Radio Blu, ma sinceramente tutta questa incavolatura sulle parole di ieri la trovo del tutto ingiustificata, a meno che non si decida che Cognigni debba stare zitto a prescindere, magari perché non piace la sua inflessione dialettale.
Si fa un gran parlare di “uomini di calcio” ed io vorrei sommessamente ricordare che la Fiortentina quando è fallita di uomini di calcio a governare il mercato e la società ne aveva addirittura due: Peppinello Pavone e Ottavio Bianchi.
Ve li ricordate? Che hanno combinato per salvarci, oltre a preoccuparsi di vedersi accreditare prima del disastro le proprie principesche competenze?
Esistono dirigenti bravi e dirigenti scarsi e indipendentemente dal giudizio che ognuno di noi può avere su Cognigni inviterei tutti ad andare oltre le stereotipo che abbiamo in testa.

Dunque siamo salvi, ma certamente non per merito nostro.
Io sono molto arrabbiato per la sconfitta di oggi perché mi pare la fotografia netta del fallimento della stagione.
E pur rimanendo convinto delle qualità di Rossi, e quindi dell’opportunità di vederlo all’opera da luglio con una squadra sua, mi pare che lui oggi abbia molte responsabilità perché la squadra proprio non c’era con la testa.
Non parliamo delle assenze dell’attacco, quelle sono state un dolo per la Fiorentina, qualcosa di incredibile che non ha spiegazione, che ha un colpevole preciso, ma anche tanta connivenza.
Ma anche senza punte di ruolo bisognava aspettarsi di più: per l’importanza dell’impegno e perché c’erano tutte le condizioni psicologiche per giocare bene a calcio.
Ed invece l’Atalanta ha meritato di vincere, senza discussioni.
Possiamo (amaramente) consolarci con l’idea che non ci potranno più essere ripensamenti: il 75% dell’attuale rosa è da cambiare, peronalmente non ne vorrei vedere più di 7 o 8 al via del prossimo campionato.

Mi hanno riferito che Alessio Cerci conserva tutto ciò che scrivo di lui, convinto che io abbia un pregiudizio nei suoi confronti.
Si sbaglia: nel passato mi sono arrabbiato forse troppo (e ho fatto pubblica ammenda) perché per lunghi tratti è stato un uomo in meno della Fiorentina invece che un valore aggiunto, come è invece nelle sue possibilità, ma per me è un giocatore della Fiorentina uguale agli altri.
Al termine del suo secondo anno in viola, e proprio subito dopo la più grande sciocchezza commessa in carriera, sta avvenendo un fatto paradossale, qualcosa che solo Firenze ed il calcio possono offrire.
Mi sbaglierò, ma il popolo viola sta cominciando ad affezionarsi a Cerci per via del seguente ragionamento: “d’accordo, è matto come un cavallo, ma è un matto buono, che ci fa divertire e se è in giornata vale quasi come Jovetic”.
A questa sensazione che avverto nell’aria aggiungerei un dato di fatto: Cerci è un calciatore meteopatico, che va a mille con il caldo, basta vedere come viaggia a settembre, aprile e maggio.
Si vede che con le giornate corte e fredde si intristisce, un po’ come succede a tutti noi che però, ammettiamolo, siamo avvantaggiati rispetto a lui.
Perché non dobbiamo scattare sulla fascia e neanche mandare a memoria i movimenti e gli schemi di Delio Rossi.

Una vittoria ancora più meritata che a San Siro perché un primo tempo così quest’anno non l’avevamo mai fatto.
Per una volta c’è stata giustizia nel calcio: avevo paura che ci potessero punire dopo il pareggio ed invece abbiamo portato via i tre punti senza rubare assolutamente niente.
Mi arrendo all’evidenza: senza Montolivo giochiamo meglio.
Ma da aprile in poi, perché prima le alternative non erano credibili o forse bisognava insistere di più, vallo a sapere.
Adesso deve andare in panchina fino al termine del campionato, non vedo altre soluzioni.
Credo che qualcosa conti anche la nuova preparazione di Rossi a dicembre, può essere che mentre altre squadre calino noi si possa tirare fuori qualcosa in più.
Come contro l’Inter i tre più contestati della stagione (Cerci, Kharja e Lazzari) sono stati tra i migliori, anche se i trascinatori mi sono sembrati Jovetic (ha ancora incantato all’Olimpico) e Behrami.
Abbiamo goduto molto, adesso siamo tutti più rilassati e pronti a vivere un finale di campionato di grande tranquillità.

Cerchiamo di essere logici: questa squadra tre partite in una settimana non li regge.
Parlo naturalmente di tre partite giocate dagli stessi uomini e allora la formazione per l’Olimpico diventa un rebus.
Credo che Jovetic non sarà ancora rischiato, mentre rientrerà certamente Amauri al posto di Ljajic.
Il vero quesito è Cerci: dovrebbe fare la seconda punta, ma riuscirà ad applicarsi tatticamente per due gare consecutive?
I duelli per una maglia sono Cassani-De Silvestri e Kharja-Montolivo, sempre che non si sia deciso di tenere fuori l’ex capitano per scelte diciamo così “ambientali”, che incontrerebbero tra l’altro l’applauso della stragrande maggioranza dei tifosi.
Ma contro un centrocampo dinamico come quello della Roma, riuscirà il compassato Kharja a reggere il ritmo a 72 ore di distanza dalla partita contro l’Inter?
Guardate che è un quesito squisitamente tecnico, perché quando ci sono tre partite in una settimana di solito i cambiamenti maggiori si fanno alla seconda e comunque sono molto curioso di vedere che scelte farà Rossi.

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