Gennaio 2014


E’ vero, ci sono stati commenti fuori dalle righe e me ne scuso, ma alla fine vince sempre o quasi il mio essere per la libertà di espressione.
Vi assicuro che ne ho tagliati molti di commenti folli, ma non è questo il punto.
Il punto è che io non mi iscrivo alla guerra di religione tra Firenze e Livorno ed è anche per questo che ho organizzato lo scambio di idee tra Nardella ed il sindaco Cosimi.
Perché ci sono cose molto più importanti del calcio, questo è bene che se lo mettano in testa tutti.
Sul web circolano fesserie e frattaglie da denuncia alla polizia postale, ma io mi chiedo: se nemmeno dieci anni fa c’erano stati incontri conclusivi per suggellare il gemmellaggio tra tifosi, da dove nascerebbe questo odio che sembrerebbe antico?
Altra cosa è il giudizio sul fatto calcistico, che riassumerei così: il fallo era cattivo ed intenzionale, da arancione, cioè a metà tra ammonizione ed espulsione, ma si è visto di peggio.
Il punto di non ritorno è stato l’atteggiamento di Rinaudo, quella reazione da invasato con Pepito a terra a urlare di dolore e lì, pensandoci a freddo, sarebbero dovuti intervenire Biagianti e Luci: uno se ne è fregato, l’altro ha attizzato ancora di più il fuoco.
Nicola si è dimostrato inesperto e insensibile a fine gara, ma il mio ulttimo pensiero prima di chiudere la vicenda va alle 30 famiglie che hanno in casa una persona afflitta dalla FOP.
Per loro quella di ieri sera è stata la peggiore delle serate possibili: speravano di avere visibilità e sono stati oscurati dalla violenza del campo.

Perché é Pepito, ma non solo per quello.
Non si possono fare falli di quella intensità in quella zona del campo.
Non è tollerabile la reazione del signor Rinaudo, che non solo non si è scusato, ma si è pure messo a protestare, ritenendo eccessivo il cartellino giallo.
Non si possono accettare, proprio no, le parole fuori luogo di Nicola a fine gara.
Non parlatemi per favore della mia simpatia per il Livorno, questa sera non è il caso.
Abbiamo vinto, ma è una delle vittorie più amare che ricordi: come col Genoa nel 1981, come con la Sampdoria nel 1984 e ogni volta c’era Antognoni di mezzo.
Pepito non è il capitano, non ci sono paragoni da fare in questo senso, ma questa è una serata amara come poche altre.

Il grande Mario avrebbe auspicato la meteorite, che però non è prevista domani su Torino e allora è lecito porsi una domanda: visto che per lo scudetto per questo campionato siamo out, non ci converrebbe una bella sconfitta della Roma per risucchiarla dentro il mischione Champions?
Capisco che tifare Juve sia un atto contronatura, un peccato che, per restare in tema-Ciuffi, meriterebbe una decina di frustate senza vasellina, ma non è che poi la Roma sia così simpatica, anche al di là delle mie questioni familiari.
E poi forse, se vogliamo davvero crescere, e lo dico con somma fatica, probabilmente dovremmo uscire qualche volta da certi sentieri del passato.
Certo, ci fosse il derby di Torino, e il Toro fosse in lotta con noi per qualcosa, io me ne fregherei e farei un tifo pazzesco per i granata, ma è Juve-Roma e allora forse ci conviene sperare nel risultato più utile per la Fiorentina.

Qui con Gomez rischiamo ogni giorno di farci del male.
Proviamo ad uscire dall’emotività, che ci fa essere un giorno molto ottimisti e un altro sconsolati, e proviamo a ricordarci cosa disse Montella: ci vorranno una quindicina di giorni da quando rientra in gruppo per vederlo a certi livelli.
Il conto alla rovescia dobbiamo quindi cominciare a farlo da quando arriva l’agognata notizia: si allena con gli altri.
Altrimenti rischiamo veramente il corto circuito mediatico e sotto questo punto di vista mi sembra che si sia già dato.
Niente Chievo, niente Torino e forse neanche niente Catania, proviamo a pensare all’eventuale auspicabile successivo turno di Coppa Italia.
Ma senza ansia, anche se capisco che una sfortuna così poteva capitare solo…al Torino, oltre che alla Fiorentina.

Un altro anno è andato, la sua musica finita, quanto tempo che è passato e passerà…
Grande Guccini: in tutta la Val Badia penso di essere stato l’unico a sciare cantandolo a squarciagola con le cuffiette infilate nelle orecchie (e poi dicono che i figli non ti insegnano niente: e chi le sa mettere le canzoni dell’epoca “preistorica” nell’ipod?).
Dicono che ripartire il lunedì sia uno dei piccoli traumi della civiltà occidentale, che però possono provare solo i fortunati che hanno un lavoro.
A me non è me pesato particolarmente perché da 33 anni la domenica è il mio giorno più impegnativo, però effettivamente oggi non è stato facile cercare di trovare subito il passo giusto per essere all’altezza dei vari impegni.
Un piccolo letargo mentale da cui nessuno è immune, credo.
Buona ripartenza a tutti.

Ragazzi, lo so che è giovedì, non sono ancora completamente bollito
Ma è anche il 2 gennaio e riparte un po’ tutto, no?

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