La vergogna della carità
Torno dalla passeggiata mattutina con Tristano e Isotta, i due “bambini a quattro zampe e pelosi” c
Mi avvicina il sessantanovenne venditore di tutto per chiedermi come va, aspettando che divida con lui una parte infinitesimale di quanto per merito o per fortuna ho accumulato negli ultimi quaranta anni di vita.
Mi frugo in tasca e tiro fuori una moneta: è da due euro.
Scatta il ragionamento: è troppo, la mia testa da perfetto uomo occidentale integrato nella società dei consumi ha stabilito la razionalizzazione della carità, non si possono dare due euro a tutti quelli che chiedono l’elemosina.
È una specie di economia di scala in salsa umanitaria.
E mentre tiro fuori l’euro da donare a questa persona che ha avuto una vita molto diversa dalla mia, provo un senso di vergogna che mi accompagna per un paio di ore.

















