Quando vennero al funerale di Astori, ero sincero: provai qualcosa dentro di struggente ed ero veramente ammirato per quello che Buffon e altri avevano fatto dormendo quattro ore e partendo da Londra all’alba pur di esserci.

Feci il fioretto, per riconoscenza, di non tifare contro la Juve in Europa e davvero un po’ di dispiacque quando qualche settimana più tardi Ronaldo col Real segnò il rigore che li scaraventava (ancora una volta) fuori dalla Champions.

E’ però durata pochi mesi: come nell’indimenticabile scena di In e Out, quella dove Kevin Kline prova a non ballare e poi esplode lanciandosi in una danza sfrenata, allo stesso modo già nel 2019 ero già diventato neutro, per poi  tornare inevitabilmente al passato, cioè al totale godimento quando la Juve perde.

Perché? Possibile che sia contento quasi allo stesso modo (ma a volte forse anche di più) come quando vince la Fiorentina?

Va bene, ho raccontato Cagliari ed Avellino, ma se proprio vogliamo essere sinceri era così anche prima: non li ho mai sportivamente sopportati. Li tollero solo con la maglia azzurra, che per me viene dopo quella viola e granata.

E sono tra l’altro uno dei pochissimi giornalisti fiorentini che ha ripetutamente preso una pubblica posizione contro la vergogna dei cori inneggianti all’Heysel pagando questa mia posizione a caro prezzo in Curva.

E quindi, ribadisco, perché? Cosa mi e ci smuove dentro questo viscerale odio sportivo da Palio senese, in cui si è quasi più contenti se perde la Contrada nemica di quanto lo si possa essere per un nostro trionfo?

Io non ho spiegazioni e forse non ce ne sono, so solo che stamani sorrido di più dopo i quattro gol del Chelsea.