Due anni fa c’era un tesoro inestimabile da proteggere: l’entusiasmo con cui il popolo viola, critica compresa, aveva accolto Rocco Commisso e la gladiatoria spavalderia del proprietario viola nel presentarsi alla città.

Cos’è rimasto oggi di quel tempo felice e peraltro molto vicino? Quasi niente purtroppo, perché il clima è da mesi avvelenato da troppe polemiche ed infinite ripicche, con l’aggravante di una permalosità dei contendenti (Barone e Commisso da una parte, giornalisti e opinionisti dall’altra) al di sopra di ogni immaginazione.

Quando si litiga, così come quando ci si separa, la colpa non è mai di uno solo e quindi anche in questo scialo emotivo in atto da troppo tempo nessuno è esente da responsabilità, a cominciare da chi guida la Fiorentina per finire alla categoria di cui faccio parte.

Per esempio: io continuo a non capire questi reiterati riferimenti minacciosi a chi parla male della Fiorentina e che ora parrebbe armare dialetticamente i tifosi contro i vertici societari, non li capisco perché non mi pare che in giro ci siano fomentatori professionisti e anche perché ho sempre ritenuto il tifoso una persona presente a se stessa e quindi capace di ragionare con la propria testa.

Detto e scritto tutto questo, magari mi sbaglio io e sono pronto a mettermi in discussione qualora mi fosse dimostrato il contrario.

Resto però convinto che il muro contro muro che spunta ad ogni dichiarazione del presidente viola sia deleterio per tutti, a cominciare proprio dalla Fiorentina.