Per me il giornalismo è un lavoro di responsabilità personale e dovrebbe essere non inquadrato come lavoro dipendente: dovrebbe essere pagato di più, ma senza la tutela del posto fisso a tempo indeterminato.

Chi è più bravo, guadagna di più, chi è scarso di meno o cambia mestiere, credo di essere quanto di meno corporativo ci sia nell’albo a cui sono iscritto.

Troppo facile pensare di essere indipendente ed essere protetto, ma questa è pura teoria, che però nella mia vita è stata anche la mia regola.

Io mi sento responsabile solo di quello che dico e scrivo, sono l’editore di me stesso, non devo rendere conto a nessuno e non me ne frega niente di ciò che dicono o fanno gli altri giornalisti.

Non sono il loro censore e nemmeno il loro sostenitore, semmai sono responsabile della mia redazione come è giusto che sia, ma non certo di ciò che dicono i nostri opinionisti.

Non mi ritengo affatto omertoso, come mi ha scritto qualcuno, perché ritengo di aver preso diverse posizioni isolate, vedi quella sui cori dell’Heysel che tante offese mi ha regalato.

Se Commisso avrà qualcosa di personale da dire sul mio lavoro, valuterò e risponderò.

Sbaglio e dico sciocchezze come tutti, mi sono scusato diverse volte senza problemi e lo farò in seguito se ce ne sarà bisogno.

Per tutti questi motivi mi sento seraficamente al di sopra di queste polemiche sempre più pesanti che hanno fatto partire una “Guerra Santa” in salsa viola in cui, temo, la Fiorentina perderà parecchio.

Ed è questa la cosa che più mi dispiace, per la squadra che amo da 55 anni e anche, tanto per evitare ipocrisie, per il nostro lavoro, perché se la Fiorentina va bene è molto meglio anche per noi.