Per dieci minuti ho perso il controllo della situazione in diretta e mi è successo raramente in 43 anni di radio.

Anzi, ad essere sincero non ricordo quando sia accaduto, ma può darsi che sia avvenuto in decine di migliaia di ore di diretta.

Mi spiace e mi scuso con chi seguiva il Pentasport: non è stato professionale e non avrei dovuto farlo.

Il motivo è semplice: sono decenni che combatto per assicurare a tutti la massima libertà di espressione e personalmente ho negli ultimi tempi spiegato più volte alla proprietà viola (anche qui sul blog) come le critiche debbano essere accettate e a volte sopportate.

Non ho mai condizionato un opinionista e la permanenza nel Pentasport è sempre dipesa solo dalla “resa” che secondo me aveva nel programma e non dal fatto che piaccia o meno a chi possiede la Fiorentina, basta seguirci un giorno per verificare.

Solo io so quanto mi è costato tutto questo sotto ogni punto di vista e va benissimo così, altrimenti oggi farei altro e non sarei un’eccezione nel panorama giornalistico toscano in quanto editore di me stesso e degli altri dodici della redazione.

Per questo motivo l’improvvida battuta di Bernardo sull’essere schiavo di Commisso mi ha intasato la vena.

Lui alla fine era più dispiaciuto di quanto io fossi infuriato e vi assicuro che lo ero parecchio, penso abbia capito di essere andato oltre l’ironia.

Lascio a ognuno la libertà di pensare ciò che vuole sulle mie capacità professionali, ma chi mi tocca sull’integrità morale trova e troverà pane per i suoi denti.

E comunque ho sbagliato a reagire così in diretta.