Quando ad aprile pensavo all’estate me la immaginavo stravolta, quasi violentata dalla malattia.

Non che la cosa mi tornasse particolarmente, non sono mai stato un fanatico delle vacanze, figuriamoci che fino a non troppi anni fa mi dava noia la sabbia, ma ho lo stesso frequentato a lungo la Versilia per questioni affettive.

Pensavo però al mondo circostante, il mio e quello più vasto che sarebbe poi la società ed ero seriamente preoccupato, anche perché avevo ben chiaro che la quarantena avrebbe creato voragini psicologiche soprattutto in chi non aveva avuto come me la fortuna di lavoratore.

Non è accaduto niente di tutto questo e a parte le mascherine e le code per entrare in qualche negozio a Tonfano sembra un’estate normale, così come ovunque, e allora sono doppiamente preoccupato.

Perché sta andando in scena una rimozione collettiva e personale di quanto è accaduto, stiamo scivolando verso la fine dell’estate con la stessa mentalità di chi prova i brividi della roulette russa.

Può darsi che ci sia un clic, ma potrebbe anche essere che possa esplodere il colpo in canna.