Ho sempre pensato che ci volesse molto tatto e mota educazione per entrare nelle case, nelle macchine e nella vita di altri attraverso quel magnifico strumento che è la radio.

Da un mese in qua ce ne vuole ancora di più, perché la gente che ascolta sta male: non esiste concittadino che viva peggio rispetto a febbraio e temo che aprile sarà ancora più duro.

Negli ultimi anni ho pensato meno a “come fare” radio, approfittando di quanto avevo costruito e cioè una squadra che funzionava molto bene e che semmai aveva bisogno di stimoli, non di impostazione di base.

Ma sì, confessiamolo in questo blog che è il mio Facebook, Instagram e altro che non ho mai avuto e che pensò mai avrò: mi ero un po’ impigrito.

Questa tragedia mi ha risvegliato e mi sono sentito ancora più responsabile di quello che stiamo facendo.

Comincio a pensare alla programmazione sotto la doccia poco dopo le 5 del mattino, col gettito dell’acqua calda, che adoro, arrivano idee da assecondare o da scartare.

Ho ritrovato una passione mai scomparsa, ma in qualche modo appannata dalle multiformi vicende della mia vita privata e mi piace pensare di fare davvero compagnia a chi è in difficoltà.