Ci piacciono molto quelli che raccontano ciò che ci fa piacere sentire, quelli che solleticano le nostre pance con frasi e comportamenti ad effetto.

Federico Chiesa non è proprio niente di tutto questo, questione anche di cromosomi, basta pensare al padre, che nei tristissimi mesi pre fallimento viola nel 2002 fece esattamente le stesse cose di Di Livio, ma niente delle sue azioni è rimasto nella memoria dei tifosi proprio per la mancanza di ostentazione.

Sul ragazzo da agosto sta piovendo di tutto, dai cartellini gialli fuori luogo alle accuse, peraltro reiterate, di essere un cascatore, fino ad arrivare agli spifferi fiorentini: non passa mai la palla, tira troppo, si lamenta con i compagni, si è montato la testa.

A me sembrano cose da matti e stiamo partecipando da protagonisti  al concorso Tafazzi 2019, con buone possibilità di vincere l’ambito premio. 

Federico Chiesa è esattamente quello dello scorso anno, con i suoi strappi laceranti (do you remember la partita di Milano?), la sua generosità e la sua poca precisione nel tiro.

Ma, come avrebbe detto il grande Nanni Moretti, “continuiamo così, facciamoci del  male”.