Il Pentasport compie quarant’anni, un’età impensabile quando ho cominciato, un’età che induce a diverse riflessioni e molti ringraziamenti.

I più importanti vanno a chi ha fatto diventare il Pentasport quello che è oggi, le ascoltatrici e gli ascoltatori, e a seguire le decine di persone che da Saverio in poi mi hanno seguito ed affiancato in questa cavalcata viola nell’etere.

Stasera mi regalo tre ore per festeggiare l’evento, dalle 18 alle 21 riascolterete voci che hanno accompagnato i vostri pomeriggi e sarà (spero) emozionante vivere ancora certe sensazioni.

Per raccontare cosa è stato e cosa è il Pentasport trovo che la cosa migliore sia riproporre l’articolo che generosamente mi ha chiesto Il Corriere Fiorentino per ricordare la ricorrenza.

Buon Pentasport a tutti.

Formidabili quegli anni. Un po’ perché quando ne hai venti, e tutto sembra possibile, il ricordo diventa inevitabilmente dolce, e un po’ perché in quelle stagioni esisteva una voglia di fare, un’energia che oggi si fatica a ritrovare. Le radio private. Nascevano e morivano come funghi, l’etere era un far west: un imprenditore avventuroso piazzava un ripetitore, apriva uno scantinato, ci piazzava dentro un mixer e due microfoni e si poteva trasmettere. Nel 1979 avevo già due anni di esperienza alle spalle, ovviamente gratuita, girovagando tra le emittenti fiorentine che relegavano il calcio alle ore serali, quelle “in cui tanto la gente guarda la televisione” e quindi si poteva tranquillamente togliere un’ora di dediche per parlare della Fiorentina. Nemmeno due mesi prima avevo dato la maturità e considerai quasi miracoloso il fatto che qualcuno mi pagasse centomila lire al mese per far sfogare la passione giornalistica. Il misterioso nome Pentasport ha una storia molto semplice: nelle altre radio eravamo in cinque a parlare di discipline diverse e così inventai Pentasport, che non ho mai voluto cambiare. Sono passati quattro decenni ed è cambiato tutto Non poteva essere altrimenti, ma se all’epoca mi avessero detto che sarebbe andata così, avrei chiesto dove si poteva firmare perché è stato davvero troppo bello. Solo la mia compagna di viaggio è rimasta la stessa di allora, la Fiorentina: una passione diventata lavoro. Per questo non ho (quasi) mai sentito la fatica di seguirla in 37 anni di trasferte. I primi tempi pensavo che il Pentasport fosse una trasmissione “carbonara”, nel senso che non la seguisse quasi nessuno, figuriamoci. Mi riportò alla realtà Giovanni Galli nel 1980, quando spense con le sue possenti mani il registratorino da quattro soldi con cui lo volevo intervistare per chiedermi conto di alcune critiche radiofoniche, a suo dire eccessive. Il fatto che ci fosse qualcuno che in casa o in macchina prestasse attenzione a ciò che dicevo mi dette coraggio e tentai il salto di qualità: il giocatore in studio a commentare la partita della domenica. Il primo fu Alessio Tendi, scarpe calcisticamente grosse e cervello fino, uno che non le mandava a dire e che ogni lunedì criticava senza problemi l’allenatore Carosi specialmente quando lo teneva in panchina. Era davvero un altro calcio… Poi arrivò Eraldo Pecci e niente fu come prima. In nove mesi di trasmissione mi massacrò dialetticamente, prendendomi per i fondelli dal primo all’ultimo minuto. La mia conclamata permalosità venne travolta dalla sua irruenza verbale, dovetti subire e imparare. L’anno dopo nacque con Ciccio Graziani un’amicizia che dura ancora adesso. Durante il tragitto verso la radio, a gennaio mi disse che con grande sofferenza aveva deciso di lasciare la Fiorentina per andare alla Roma del suo amico Bruno Conti. Lo sapevo solo io, ma non tradii la fiducia, rinunciando allo scoop. Intanto erano cominciate le radiocronache, quasi per scherzo, e anche in quel caso all’inizio ho pensato che fosse una cosa solo per pochi intimi. Non era esattamente così e me lo spiegò dettagliatamente Pasquale Iachini, un altro compagno del Pentasport, dicendomi che nello spogliatoio viola erano infuriati con me. Un po’ Antognoni, ma soprattutto due particolarmente carismatici: Oriali e Passarella. Che avevo combinato? Durante la radiocronaca di Napoli-Fiorentina, non sapendo come far passare il tempo di una partita inguardabile e noiosissima, cominciai a raccontare dei ripetuti scambi tra le due società, facendo credere a chi ascoltava (ma ascoltava qualcuno?) che ci fosse una combine in corso. Dopo una notte insonne, Iachini e il mio amico Pecci mi portarono dentro lo stanzone dove la squadra si preparava all’allenamento e mi aiutarono a distendere gli animi. Il Pentasport intanto cresceva e si moltiplicava, non più solo una volta alla settimana, ma due e poi tre, infine tutti i giorni fino ad arrivare all’attuale programmazione su Radio Bruno, che copre ogni avvenimento viola, dalla mattina alla sera. In mezzo a tutto questo ci sono state esclusive uniche come quella di Baggio che già alla Juve fece infuriare i tifosi bianconeri. Le battute di Francesco Toldo che risponde sempre presente ad ogni richiesta di intervento o i collegamenti intercontinentali con Daniel Bertoni, sempre affettuoso. E ancora, le guerre mediatiche con Batistuta e Malesani, gli scambi al veleno con Ranieri, poi diventato un amico, e gli scontri al calor bianco con parecchi protagonisti viola, ma poi alla fine i rapporti si sono sempre ricuciti. Oggi il Pentasport ha dieci giornalisti che sanno fare tutto, dai social al taglio delle interviste in tempo reale, mentre io in quarant’anni non sono riuscito nemmeno ad imparare ad alzare un cursore. Ed è stato meglio così perché quella sera forse il Pentasport non sarebbe andato in onda…In compenso ho sempre la stessa voglia di quarant’anni fa di ripartire ogni giorno per provare a raccontare nel miglior modo possibile la Fiorentina, cercando di non esser banali. Riuscirci o no è la grande scommessa quotidiana di questo bellissimo mestiere.