Avreste dovuto essere con me ieri sera a Milano, in uno scompartimento di un treno qualsiasi, mentre tornavo a Firenze.
Verso le 20 si è sparsa la notizia delle dimissioni del nostro Presidente del Consiglio e sono cominciate scene impensabili, stile addio di Mihajlovic: gente che chiamava casa per sapere se era vero, chi cercava una connessione internet, chi urlava “e vai!”, chi non ci credeva, chi pensava all’ennesima buffonata (purtroppo aveva ragione).
Tutti a sperare e pregare che fosse vero: erano tutti comunisti?
No, la verità è che siamo in guerra e che in questa situazione drammatica ci ha condotto lui, Silvio Berlusconi, l’uomo che ci ha sputtanato nel mondo, che ci ha fatto perdere di credibilità.
Conosco già le obiezioni: sì, ma gli altri?
Ok, qui dove ti giri è un pianto, ma è mai possibile che l’Italia rischi di fallire perché nessuno ci accredita più di essere seri.
E purtroppo hanno ragione: cosa cavolo abbiamo fatto negli ultimi 3 mesi (era l’8 luglio quando è cominciata la sofferenza) per migliorare una situazione insostenibile?
Niente, assolutamente niente, solo una serie tentativi abortiti di leggi ad personam o di giochi delle tre carte con finanziarie durate lo spazio di poche ore.
Io sono incazzato nero e ho una gran paura, ma forse leggo troppi giornali, il popolo è meglio che non sappia…
Stasera alle Iene mi veniva il vomito a vedere una quindicina di parlamentari di destra, centro e sinistra ignorare cosa fosse lo spread, il rating, il deficit, a quanto ammontasse il debito pubblico (uno del PD ha detto 15 miliardi, poi 15mila…).
Questa è la classe politica che mantengo con le mie tasse, questi sono i politici che si meritano Berlusconi e il suo codazzo.
Ma questo non è quello che merito io e neanche la maggior parte di voi, almeno spero.