Lo storico Cardini: “Il generale Vannacci non ha studiato Giulio Cesare, di sicuro era bisex”

«Il generale Roberto Vannacci che si definisce erede di Giulio Cesare, dovrebbe sapere come funzionava la sessualità ai tempi dei romani. Se non era gay, l’imperatore di sicuro era bisessuale, come era normale ai suoi tempi». Il professore Franco Cardini, medievalista, storico e docente universitario, Il mondo al contrario lo ha letto. Cardini, 83 anni, iscritto al Msi dal 1953 al 1965, finito recentemente al centro delle polemiche per aver definito i giovani della Repubblica sociale di Salò, «ragazzi seri e onesti, in buona fede», esprime un giudizio impietoso. «Se il generale avesse scritto di tecniche militari forse avrebbe avuto meno successo, ma sarebbe stato meglio. Di storia ne mastica pochina». 

Cardini, è un brutto libro?

«Un trattato di sociologia storica rischia di scivolare nel brutto se l’autore non è abbastanza preparato. Ci sono molte cose interessanti che però si perdono nell’insieme. Mi ha per esempio sorpreso che un generale che è stato a capo dell’istituto geografico militare, se la prenda con i migranti ignorando la ragione profonda del fenomeno, e cioè lo sfruttamento del territorio da parte delle multinazionali che hanno ridotto le popolazioni alla fame. Da quello che scrive, sembra quasi che partano per fare una gita in gommone». 

A indignare è stata anche la sua definizione dei gay come anormali.

«E Platone? E Socrate? È il concetto stesso di normalità che è stato superato, per studi scientifici ma anche etici. Se il tema è la morale cattolica, anche in questo caso dovrebbe aggiornarsi: se qualcuno domani impazzisse e decidesse di proporre una legge per far diventare reato l’omosessualità, io sarei tra i primi a battermi per fermarla. E non sono certo un progressista. Ma la società è laica». 

Nell’esercito continua a esserci una deriva machista, omofoba, fascista?

«Sono stato ufficiale di complemento, a me l’esercito fa simpatia. Spesso però, non per colpa sua, serve cause sbagliate. Nell’esercito come nella società ci sono sacche di resistenza. Più che di machismo, parlerei di forza di inerzia conservatrice. Bisogna avere un po’ di pazienza, i cambiamenti hanno bisogno di tempo». 

Cos’altro non l’ha convinta del libro?

«Parla della necessità che l’uomo si imponga sulla natura: fa i ragionamenti di mio padre negli anni Sessanta, quando si pensava che le risorse fossero infinite. Gli consiglio di leggere il filosofo Chomsky sul progresso». 

Perché se il libro è tanto debole, la destra si spacca e attacca il ministro Crosetto che lo ha rimosso dal suo incarico, a cominciare da Matteo Salvini?

«Crosetto è Giorgia Meloni, e Meloni non piace a tutta la destra. Un caso per tutti? La guerra Russia-Ucraina: sono in molti a non schierarsi con Zelensky. Ogni occasione è buona per far emergere il dissenso». 

Continua a definirsi fascista?

«Io mi definisco da anni cattolico, socialista, europeista. Non rinnego la mia storia. Ma sarei contento, se, al di là delle frasi fatte, si definisse cosa è fascismo e quindi cosa è antifascismo».