Sono anni che l’ho messo del dare e avere di una vita molto soddisfacente: appena non gestirò più il Pentasport e non avrò un ruolo così visibile nel panorama giornalistico fiorentino, molto rapidamente cadrò nel dimenticatoio, non riceverò più le chiamate di tanti che vorrebbero un po’ di visibilità e me ne tornerò da dove sono partito 45 anni fa. In silenzio e senza nessuna recriminazione per il tempo che è stato.

Ho interiorizzato tutto questo e penso e spero che non ne soffrirò, esattamente come mi è successo quando dopo una difesa eroica durata un decennio ho perso i capelli o come quando ho dovuto smettere di giocare a calcio per non stare bloccato giorni interi dopo un’appagante e meravigliosa partita con gli amici.

E’ il tempo che passa, bisogna rendersene conto, esattamente come non si dovrebbe mai abusare della propria posizione, pensando di essere chissà chi solo perché qualcuno ti riconosce per strada o ti dice bravo con un messaggio scritto o audio.

Per esempio, la radio.

Uno può anche essere potenzialmente un incrocio tra Bocca, Montanelli e Biagi, ma se non hai un mezzo per trasmettere, magari ben irradiato, potresti (come dico spesso) diffondere il tuo verbo via citofono, casa per casa, altro che popolarità.

Il fatto è che siamo tutti provvisori, nessuno è davvero indispensabile e ne sono ancora più convinto .se penso alle decine di giornalisti che sono arrivati e poi andati via dal Pentasport, che è andato avanti lo stesso, piacendo o non piacendo, ma certamente anche senza tutti quelli che si sono alternati in questi decenni.

E ovviamente io faccio parte a pieno titolo della compagnia, con la differenza di rappresentare un caso unico nel panorama almeno toscano, nel senso che da quarant’anni sono l’editore di me stesso e quindi, quando smetterò finirà quasi certamente anche il Pentasport, inventato insieme ad altri quattro diciannovenni nel 1979.

Il mondo però andrà avanti lo stesso, anche senza di noi e piano piano ci si dimenticherà dei miei urli e della mia esultanza per i gol della Fiorentina e delle migliaia di ore dietro al microfono.