Partiamo dalla fine: mi sarebbe piaciuto ascoltare Barone o Pradé dopo una disfatta storica, storica per la scarsa consistenza dell’avversario e per le dimensioni della sconfitta, e invece niente, come invece era avvenuto per altri rovesci.

Mi sarebbe piaciuto sentire uno “scusateci”, se non altro nei confronti di chi è andato in Turchia, a cui non sarebbe male regalare il biglietto per le prossime trasferte europee, sperando che siano parecchie, se proprio non si vogliono rimborsare tutte le spese.

Abbiamo invece ascoltato le serene e lucide autocritiche di Biraghi e Bonaventura, due che possono parlare per competenza ed esperienza, e la discreta confusione di Italiano, chiaramente travolto da questo primo mese della stagione.

E ora che facciamo? Semplice: si indossa l’elmetto e si riparte combattendo centimetro per centimetro, lasciando perdere gli svolazzi e mettendo in campo solo quelli che assicurano grinta e dedizione totale alla causa. Sempre sperando che ce ne siano almeno undici in queste condizioni.

A salvarsi in questo inizio terrificante sono veramente in pochissimi: Amrabat, Terracciano, Kouame, forse Sottil e Milenkovic, fino a quando ha giocato, e poi basta: se il calcio fosse una cosa seria e assimilabile al resto della vita, a diversi di questi giovanotti andrebbe decurtato lo straordinario stipendio per scarso rendimento. E lo stesso dovrebbe accadere co Italiano, troppo esaltato in estate, ma non da me.

Non è però il momento dei processi, quelli li faremo semmai nella sosta di novembre, sperando sempre che non ce ne sia bisogno, alla faccia di quelli, e non sono pochi, che pur dichiarandosi tifosi viola adesso godonoe giocano al tanto peggio tanto meglio.