Non voterò mai per Giorgia Meloni e sono pure parecchio preoccupato per le eventuali derive populiste, sovraniste che potrebbe avere un Governo guidato da Fratelli d’Italia, un partito che insieme a persone da cui comprerei un auto usata, come il mio amico Paolo Marcheschi, presenta gente impresentabile ad ogni livello, che faccia il maledetto saluto romano o peggio ancora sia negazionista.

Detto questo, constato con rammarico il vecchio imperdonabile vizio della sinistra di sentirsi sempre meglio degli altri (Lerner che per il compleanno scrive a Sofri di “essere sempre dalla parte giusta”: vomitevole), di sparare ad alzo zero sul nemico, demonizzandolo oltre ogni logica e con risultati disastrosi, come già accadde ad Occhetto e alla sua “gioiosa macchina da guerra” contro Berlusconi nel 1994.

Quasi ogni giorno ne viene fuori una nuova sulla Meloni, che sia vera o no poco importa, ma pare che stando ai sondaggi gli italiani se ne freghino dei giornali (che purtroppo ormai non legge quasi più nessuno) e continuino a dare alla destra una maggioranza schiacciante, mentre Calenda, Letta e Frantoianni si azzannano tra loro.

Una tattica suicida, che avvantaggia l’avversario politico, che così può recitare senza troppi problemi il sempre conveniente ruolo di vittima.

E va bene.

Nell’anno di grazia 2022, nel mese di ottobre (magari proprio il 28), avremo la prima Presidente del Consiglio donna i cui antenati cento anni prima fecero la marcia su Roma, ma siccome l’Italia ha una sua Costituzione e una sua storia democratica ormai vecchia di 74 anni, io continuo a fidarmi del mio Paese e anche di chi lo governerà.