Ieri sera il mio amico di sempre, il compagno di viaggio di oltre 40 anni di vita e di confessioni, è diventato nonno.

Maurizio è una delle pochissime persone a cui avrei sempre dato le chiavi di casa, questa era una cosa che ripetevo spesso nella mia vita precedente, quella prima dello tsunami della separazione. E avevo ragione.

Le altre erano Saverio, che conoscete come mandante ideologico di questo blog, Federico, che era il mio rivale scolastico per la leadership in classe, Francesco, il figlio giornalistico diventato fratello, e Cristina, che ho avuto la grande fortuna di incontrare di nuovo sulla mia strada, stavolta però come compagna di vita.

Maurizio è speciale, lui c’è sempre stato, dal 1978 ad oggi.

Credo che le mie telefonate nei giorni più bui della mia vita siano state un incubo per la sua famiglia e se oggi ascoltate il Pentasport su Radio Bruno in gran parte lo dovete a lui, che otto anni fa mi ha accompagnato e sorretto quando sono stato costretto a non vivere più con i miei figli.

Mi ha detto dove sbagliavo, perché un vero amico fa così, non mi ha mai fatto sconti e mi vuole bene, come se fossi suo fratello. Mi ha accompagnato con le sue analisi empatiche e oggettive nei miei disastri sentimentali, fughe alla Melandri e comportamenti non proprio ortodossi: credo di aver discusso con lui non più di cinque volte in 44 anni.

Oggi che è diventato nonno insieme a Lucia provo una grande tenerezza e sono molto più indulgente con il tempo che passa, è la vita che va avanti e produce momenti bellissimi come quello che loro due stanno vivendo insieme a Teresa, la mamma, quella che ci ha messo più di tutti, e Jacopo.

Benvenuto Gabriele, sei capitato nella famiglia giusta.