Nella puntata con Furio Valcareggi di martedì scorso fluivano nella mia testa nomi e circostanze su cui non mi ero minimamente preparato.  In verità non preparo quasi mai niente, vado a braccio e mi affido all’istinto e al mestiere.

Sono arrivati così tante nozioni da sorprendermi e questo mi ha portato a fare delle riflessioni su cos’era il calcio e cosa è diventato oggi.

Se io mi ricordavo i nomi dei due massaggiatori che erano andati in Messico nel 1970, quando ancora dovevo compiere dieci anni, i casi sono due: o soffro di qualche disturbo mentale (e ci può anche stare, chi lo può dire?…), oppure vivevo il calcio in modo molto diverso rispetto a come lo vivono i giovani o giovanissimi appassionati di oggi.

Tutto era più “normale”, ti innamoravi di un mistero, credevi alla versione romantica del pallone e per questo volevi sapere tutto, anche i nomi dei massaggiatori azzurri.

La partita erano gli unici 90 minuti reali in un mondo popolato di fantasie, per esempio ogni volta che iniziava il campionato io pensavo che avremmo potuto vincere lo scudetto. Anche con Bertarelli, Zuccheri, Rossinelli e Pagliari.

Per questo mi è rimasto dentro tutto, per questo oggi, tre ore prima della partita, mi metto a studiare gli avversari perché molti stranieri non li conosco ed è un po’ come andare a scuola.

E’ un impegno che assolvo volentieri, ma non più un piacere, come è stato prima che questo splendido gioco venisse violentato dai soldi.