Figuriamoci se uno come me può accettare il pensiero unico, in qualunque campo della vita e quindi anche nel calcio.
Ergo: criticare Prandelli si può, l’ho fatto anch’io a volte (non molte, in verità), può darsi pure sbagliando.
Se ho detto e scritto certe cose, e se le ho dette e scritte con una certa veemenza, è perché conosco bene Firenze, l’ambiente viola e bene o male sono con la radio, il blog e la mia stessa persona il terminale di tante situazioni, dialoghi, borbottii.
E quindi, annusando l’aria, ho percepito che da qualche tempo esiste una minoranza esigua ma rumorosa di persone a cui Prandelli non va più bene.
Non se è per partito preso, se perché siamo al quarto anno di matrimonio (un tempo lungo nel calcio, lunghissimo a Firenze) o sia per malafede, nel senso che per motivi oscuri e personali queste persone pensano che sia meglio non averlo più come allenatore della Fiorentina.
Non esistono nomi precisi, o meglio qualcuno lo conosco pure personalmente, ma cambierebbe qualcosa?
E siccome il mio pensiero è che meglio di Prandelli davvero in Italia non ci possa essere niente, ecco che ho alzato metaforicamente la voce, ma senza la pretesa di convincere nessuno.
Se qualcuno pensa che con Gasperini o Spalletti, due nomi a caso, la Fiorentina avrebbe potuto fare meglio, io prendo atto e dissento con forza.
Ma, come recita il principio cardine del pensiero illuminista e liberale, mi batterò perché il mio interlocutore possa continuare a dire quello che vuole.
Anche su Prandelli, che non è un santo e nemmeno, immagino, aspira a diventarlo.