Sono prevenuto, lo ammetto, e vi spiego anche il perché.
Dai 16 ai 25 anni non conto neanche quante sportellate ho preso in faccia nel tentativo di fare il giornalista: gente che si negava, promesse che duravano lo spazio di una settimana, mille consigli di lasciare perdere.
Gli unici incoraggiamenti che provenivano da chi si degnava di ascoltare una cassetta o leggere trenta righe erano preceduti sempre dallo stesso suggerimento: “qualcosa si intravede, ma se non ti iscrivi ad un partito e hai chi ti spinge non arrivi da nessuna parte”.
E lì inevitabilmente mi bloccavo, forse perché il mio naturale partito di riferimento, quello socialista, aveva Craxi e la sua banda, quindi non riuscivo neanche a votarlo.
Mi ricordo che negli anni ottanta c’era una battuta, che poi tanto battuta non era e raccontava che quando alla Rai assumevano dieci giornalisti, quattro erano democristiani, tre socialisti, due comunisti e uno era bravo.
Comunque sia, se uno ci crede davvero, se ha la forza di non mollare mai, se considera questo lavoro full-time (e magari sposa una giornalista, perché una “normale” mica le accetta tanto facilmente certe cose) alla fine in qualche modo alla meta ci può arrivare, portandosi dietro e dentro l’enorme vantaggio di non avere cambiali da pagare.
Ho fatto questa lunga premessa per dire di stare attenti agli sbarramenti che la politica fiorentina, ma forse anche nazionale, metterà allo splendido progetto dei Della Valle, a cui va un complimento aggiuntivo e cioè quello di essere stati bravissimi nel non far trapelare niente fino alla presentazione.
Bravi loro, ma anche quelli che lavorano per loro.
La battaglia è decisiva per l’autonomia della Fiorentina dai soldi dei Della Valle o dell’industriale di turno, ma ve l’ho già detto: io sono prevenuto e quindi sarò l’ultimo a stupirmi quando leggerò o ascolterò di intralci e impicci vari.
Qualche mozione dei verdi, un attacco di rifondazione, l’opposizione che precisa e via a seguire: vedrete che non ci faremo mancare niente.