A questo punto potrei chiudere qui e ritirarmi a vita privata.

Prima che inizino danze di gioia e inni di ringraziamento, vi dico che non accadrà e che continuerò con più forza di prima, ma per quanto riguarda ciò che avrei voluto fare nella vita di amante della Fiorentina quello che è successo è stato la realizzazione di un sogno.

L’ho detto ieri sera a Cristina: una cosa del genere nemmeno l’avrei immaginata, per me il massimo da bambino sarebbe stato conoscere un calciatore viola, se poi fossero stati Merlo o Chiarugi sarei quasi diventato matto per la felicità.

E invece la vita ti regala queste emozioni che chiudono il cerchio delle tue voglie infantili e adolescenziali.

Ti trovi su un palcoscenico a presentare la festa dello scudetto cinquanta anni dopo e ti sembra di essere stato magicamente paracadutato nelle figurine Panini, davvero come in una favola.

Superchi, Esposito, Brizi, Chiarugi, Merlo, Maraschi, De Sisti, Rizzo, Bandoni, Stanzial, Cencetti: tutti lì attorno a te che dirigi insieme a Massimo Sandrelli i novanta minuti di uno scudetto da riassaporare in tutto e per tutto.

Poi alla fine ti chiedi: ma ero proprio io quello che stava in mezzo a loro, davvero è toccata a me questa grande fortuna tra le decine di migliaia di ragazzini fiorentini che negli anni sessanta impazzivano per questi signori?

L’avevo pensata a gennaio una serata così ed è proprio andata come speravo, a volte nella vita succede.

Con la Fiorentina, succede.