Non sono completamente bollito, anzi ad essere sincero penso di non esserlo affatto, e quindi so benissimo di aver preso una posizione impopolare, come peraltro è mi è già successo altre volte in quarant’anni di giornalismo.

Sarebbe molto più facile oggi e forse anche domani cavalcare l’onda del malcontento, urlare come e più degli altri, avendo oltretutto magnifiche casse di risonanza: Pentasport, giornale, TV, blog: sarei osannato come tribuno della plebe, ci sarebbero zero offese e applausi a scena aperta.

Peccato che le mie idee non abbiano prezzo e quindi continuo a pensarla allo stesso modo, e cioè che la stagione non è ancora compromessa e che abbiamo tutte le possibilità per raddrizzarla, a patto di non giocare col braccino del tennista, cioè con la paura di sbagliare e perdere.

Perché è questo che annuso nell’aria ed è quanto di peggio ci possa essere per la prestazione sportiva.

Datemi del visionario, ma se chiudessimo l’anno con otto punti in più (vittorie con Empoli e Parma, pareggi a Milano e Genova) forse non saremmo nemmeno troppo lontani dalla posizione europea e magari ci prenderemmo un quarto d’ora di ricreazione dai veleni su Della Valle, Cognigni, Corvino e Pioli.