Vi ricordate la storia dell’arbitro di colore insultato da qualche genitore, uno in particolare, dello Scandicci al termine di una partita di ragazzini classe 1995?
Fu mia figlia, che assisteva alla partita, a raccontarmi dell’episodio.
Una volta verificato il fatto, lo scrissi nel blog, un paio di giornali ripresero la notizia e su questo spazio scoppiò un mezzo finimondo.
Mi accusarono un po’ di tutto, specialmente quel genitore che doveva avere le idee un po’ confuse, ed io mi misi a disposizione per una serata di incontro proprio a Scandicci (tra l’altro la società venne multata, segno che era tutto vero).
Ebbene, ieri sera ho lasciato gli Europei televisivi e, invitato dal PD, sono andato a moderare un dibattito incentrato sul tema delle scuole calcio come possibili cattivi esempi.
Dei genitori contestatori sul blog neanche l’ombra e questo mi ha molto deluso: facile offendere protetti da una tastiera, molto più difficile il dialogo, il confronto.
Poca gente, a dire il vero, ma certo non si parlava di Mutu o dell’arrivo di Vargas.
E però ho sentito qualcosa di positivo e lo capivo dall’attenzione con cui da sotto il piccolo palco preferivano seguire i vari interventi piuttosto che Germania-Austria, in onda contemporaneamente.
C’erano soprattutto i due rappresentanti fiorentini più importanti degli arbitri, Tepsich e Petrioli, e da loro sono uscite le cose più interessanti.
Per una rivoluzione culturale, che eviti le degenerazioni genitoriali con annesse contestazioni verso arbitro, avversari, allenatore che non fa giocare il pargolo, serve gettare questi piccoli semi.
E se poi non si disperdono del tutto nel vento, tanto meglio.