Ci ha fregato la progettualità, il lanciare proclami per future e sicure vittorie.

Nel nostro caso specifico, lo scudetto nel 2011 e soprattutto le troppe elucubrazioni sul bilancio, plusvalenze e bacini di utenza.

E’ chiaro che siamo sempre figli del nostro tempo e che ci portiamo dietro e dentro il vissuto dei nostri anni giovanili, ma anche al netto di nostalgie adolescenziali e post adolescenziali a me pare che si sia persa di vista la magia del pallone, quell’accendersi dentro che personalmente provo ogni volta che comincia una partita e gioca la Fiorentina.

Sarò un Peter Pan del calcio, ma ancora riesco a trovare interesse per tanti motivi dentro i novanta minuti, dai gol di Chiesa (speriamo di perdere la scommessa!) e i suoi progressi in vista della Nazionale, la valorizzazione di Pezzella o la media reti di Babacar, se e quando segna.

Ci siamo persi dietro Della Valle, Corvino, Pioli e le stagioni del nostro scontento calcistico, ma il calcio da tifosi è un atto di fede.

E quando si va pregare, mica ci preoccupiamo della contabilità della parrocchia, della moschea o del tempio…