Scusa David, hai presente quelli che scrivono sui muri frasi e scarabocchi senza senso? Ho la convinzione che il tuo blog faccia la stessa fine, che piano piano diventi solo un Murales alla mercè di pazzi scatenati o ubriachi barcollanti (e non solo di alcool)
Forse hai deciso di mollare? Ti sei stancato? Non c’è niente male se lo dici apertamente, ma così il blog va alla malora.

Sono ripartito da ciò che ha scritto Enrico per tranquillizzare lui e magari altri che la pensano così.
Da stasera riprendo a rispondere e comunque questo non è certo un muro vuoto, visto che ogni giorno ho cercato di dare il mio contributo al dialogo proponendo temi e pensieri.
Per esempio, oggi, questi complimenti di Platini, che ci dovrebbero far riflettere.
Parlo partendo dal mio caso personale, perchè io sono uno di quei ragazzini degli anni sessanta/settanta che prima di scoprire quanto fosse bella e complicata l’altra metà del cielo è cresciuto a pane e Fiorentina.
E per me il risultato era tutto: non ho mai trovato niente di strano nel cercare di vincere le partite stando novanta minuti in difesa e con un rigore rubato all’ultimo minuto, anzi così godevo di più.
Non penso di essere proprio un caso isolato e per gente come noi ci sarebbero voluti almeno cinque anni di dottrina sacchiana sulla “cultura della sconfitta” per migliorarci un po’, ma non è detto.
Quando quindi sei mesi fa Mencucci venne a parlare in sala stampa del progetto “Viola fair” feci inconsciamente un’alzatina di spalle, gli detti il doveroso spazio giornalistico, ma sostanzialmente la cosa non spostò di un millimetro i miei convincimenti calcistici.
La prima scossa ci fu invece il giorno di Fiorentina-Inter, con il terzo tempo fatto anche e soprattutto da Prandelli, nel suo giorno calcistico più triste, un evento emozionante.
Ecco, adesso ci ho preso gusto ed anche un “materialista storico della vittoria viola” come il sottoscritto comincia ad interiorizzare quel concetto di fair play che a fari spenti la Fiorentina di Della Valle sta cercando di instillare a Firenze e nel calcio italiano.
E allora non mi vergogno a dire che mi hanno fatto molto piacere quei complimenti di Platini al comportamento della società e della città.
Se me l’avessero detto vent’anni fa che ci sarebbe stata questa corresponsione di amorosi sensi con uno dei campioni juventini più straordinari, intelligenti ed antipatici della storia non ci avrei mai creduto.