Estate del 1968, Castiglioncello.

Ho un amico del cuore, si chiama Riccardo e nei miei vaghi ricordi dell’epoca gioca bene a pallone e siamo sempre lì, all’ombra sotto una specie di pontile: io che non la prendo mai (una vera schiappa) e lui invece molto dotato.

A quei tempi ero un bambino molto buono, però feci una bizza clamorosa perchè volevo che Riccardo venisse a casa a giocare nonostante il no di mia mamma, mi arrabbiai tanto che spaccai il vetro e sul braccio ho ancora il ricordo di quella medicazione dolorosa.

Riccardo aveva un babbo famoso, faceva il calciatore ed era da poco passato alla Juve, neanche troppo convinto.

Mi metteva soggezione perché lo “collezionavo” nelle figurine Panini e una sera alla radio avevo sentito che insieme ad altri dieci aveva vinto la Coppa Intercontinentale.

Molti anni dopo avrei conosciuto meglio quel babbo tra studi televisivi e negozi a Grassina, e la sua dolcezza, ammantata da una sevrità molto di facciata, mi avrebbe conquistato.

Giuliano Sarti è stato un portiere fantastico, avanti anni luce per i suoi tempi, ma vi assicuro che l’uomo valeva l’atleta.

E, credetemi, è qualcosa che non si può proprio dire per tutti.