Non faccio testo, perchè oltre vent’anni fa dissi no a chi mi proponeva di entrare a far parte del gruppo di telecronisti che commentava in diretta televisiva il calcio.

Non ebbi esitazioni perché pensai che di Piacenza-Torino, ad esempio, non me ne sarebbe fregato niente e ancora peggio sarebbe stato se avessi per caso dovuto commentare la Juve, avversata da una vita.

Figuriamoci se poi avesse dovuto giocare contro la Fiorentina.

Fu insomma una scelta di cuore di cui non mi sono mai pentito, anche se all’epoca la radio, che amo moltissimo, non era certo strutturata come oggi e si andava molto improvvisando, in tutti i sensi.

Ecco perché ieri sera tornando da RTV38, con Pietro Vuturo e Leonardo Vonci, sono sobbalzato  nell’ascoltare una ormai ex giovane brava promessa fiorentina già di mezza età e  di provatissima e più volte conclamata fede viola esaltarsi come un ultrà con la Juve in radiocronaca nazionale.

Qualcosa che assomigliava al mio urlo di Wembley per Batistuta, ma prolungato presumo per tutta la partita di cui abbiamo sentito (per fortuna) solo gli ultimi minuti.

Vuturo e Vonci erano allibiti e in macchina è sceso un pesante ed imbarazzante silenzio, inframezzato dai loro commenti che vi risparmio.

Ho cercato  giustificazioni professionali ad una simile e così convinta interpretazione di fede bianconera e ho faticato a trovarne, poi mi sono chiesto se avendo dieci anni di meno a me sarebbe riuscito qualcosa del genere.

La risposta è stata: assolutamente no, perché la radiocronaca della Fiorentina è un atto di fede.

Può venire bene o male, ma al cuore davvero non si comanda e questo è certamente un mio grande limite professionale, che comunque sono contento di avere.