Ho preferito scrivere deluso e non deludente perché il giorno dopo mi si è accesa una fiammella: e se Pantaleo avesse avuto un fiuto straordinario e ci avesse portato giocatori che costando meno di cartellino e di ingaggio poi rendono di più?
Per questo ho preferito metterla sul sentimento personale, perché davvero mi aspettavo un nome che accendesse un po’ il fuoco dell’emozione e mi sarei accontentato pure di Sportiello per il semplice fatto che considero Tatarusanu non all’altezza di una squadra che abbia ambizioni di alta classifica.
E invece niente, finisce con una grande plusvalenza e con (immagino) il plauso societario a Corvino per come ha saputo vendere e non era facile.
Ma il calcio è molto di più e molto altro rispetto alle chiusure dei bilanci, alle perdite di esercizio, agli utili, agli ammortamenti e ai progetti più o meno fattibili per stadi e cittadelle.
Il calcio è qualcosa da sognare, un’emozione impalpabile che ti accompagna per giorni fino al fischio di inizio della partita, poi, a quello finale, si ricomincia.
E il calcio a Firenze è qualcosa ancora di più, perché è il senso di appartenenza di una città, anche di coloro a cui del pallone non gliene frega niente, ma questo non so se in società riusciranno mai a capirlo.
E semmai succederà, sarà sempre troppo tardi.