Negli anni della mia formazione culturale, quando cercavo di capire come funzionassero le cose nel mondo, si contestava a prescindere.
C’erano per esempio gli indiani metropolitani che si autogestivano nei supermercati e nei negozi, nel senso che prendevano la merce e non la pagavano.
Ero uno di quelli che stavano quasi sempre zitti (mai esternato anche per timidezza ad un’assemblea) e leggevo molto: quando parlavo, se non ero d’accordo, cercavo di non uniformarmi mai al pensiero altrui, fosse quest’ultimo anche particolarmente veemente, volevo sempre far valere le mie motivazioni.
Insomma, nei limiti della facoltà mentali, cercavo di ragionare.
Ho la presunzione di credere che se fossi nato in casa di genitori “importanti” a cui volevo bene, ma di cui non condividevo le idee, avrei dissentito con loro come ho fatto con i miei anche in forma pubblica.
Per questo sono molto stupito, e anche un po’ preoccupato, davanti al polverone suscitato dalla presenza della figlia del ministro Padoan ad una manifestazione pugliese contro il Governo.
I figli la devono pensare sempre e comunque come i genitori?
Va bene che viviamo in un’epoca di riflusso assoluto, e per tanti versi di imbecillità totale, ma non mi risulta che si sia tornati indietro di cento anni e mi parrebbe giusto che ogni individuo fosse libero di manifestare qualsiasi idea, anche quando non coincide con quella delle persone che ama.