Ieri volevo scrivere qualcosa, ma non ce la facevo: continuavo a pensare a l’orrore di Dacca e tutto il resto mi pareva di nessuna importanza.
La Fiorentina, l’eliminazione dell’Italia, il frou-frou politico, tutto.
Non mi è piaciuto constatare sulla mia pelle come la putrida bestia del terrorismo entri veramente in circolo solo quando ad essere coplita è la tua gente, come se i francesi di novembre o gli americani del 2001 contassero meno, ma così è e non serve a niente fare gli “illuminati” per dissimulare la grande rabbia che provo dentro, molto diversa dal sentimento che sentivo in altre situazioni.
E dopo la rabbia, la frustrazione: che dobbiamo fare?
Ero qualche ora fa all’aeroporto in partenza per Londra e pensavo che se fossero entrati in tre o quattro avrebbero potuto fare una strage, mentre con almeno un centinaio di persone stavamo in coda con i nostri progetti e i nostri pensieri.
Magari fossero bestie, gli animali uccidono solo per sopravvivere, loro no.
Ammazzano per fanatismo e mentre scrivo queste parole confesso che sto pensando: ma chi me lo fa fare di espormi così?
Ma no, non posso permettere alla paura di chiudermi il cervello, non dobbiamo farli vincere e la prima forma di resistenza è nella nostra testa.