Mi ha detto Fabio Russo che Pasqualin, il procuratore di Arturo Lupoli, era molto nervoso stasera tanto, lui sempre molto gentile, da declinare l’invito di intervenire nel Penta.
Da uomo di calcio esperto Pasqualin ha capito subito che super frittata avesse combinato il suo assistito e non tanto e non solo per le cose dette nell’intervista radiofonica concessa oggi pomeriggio a Napoli.
Premesso che trovo noiosissimo l’attuale modo di gestire la comunicazione nel calcio moderno, debbo anche ammettere che non rimane altro che adeguarci ai filtri, controfiltri e asettiche conferenze stampa pluricontrollate (il prossimo passo saranno forse le domande preventivamente fatte leggere all’intervistato e/o le interviste a pagamento).
A me non sarebbe neanche venuto in mente di chiedere a Lupoli di parlare, fregandomene della Fiorentina, ma hanno fatto bene i colleghi di Napoli che ci hanno provato, anche se mi rimane un brutto dubbio.
Mi sembra infatti un po’ strano che uno decida all’improvviso di chiamare un giocatore della Fiorentina sia pure scontento in ritiro, sapendo benissimo le regole imperanti e non vorrei quindi che l’intervista stessa fosse stata in qualche modo “consigliata” da qualcuno dell’entourage del giocatore.
Comunque sia andata, la sciocchezza è stata colossale perché si sono infrante le regole del gruppo e si è tradita la fiducia della società.
Non credo proprio che Lupoli non sapesse a cosa andava incontro e a questo punto le strade sono due: o domani lui si presenta a Marbella chiedendo scusa alla Fiorentina, oppure lui con la Fiorentina ha chiuso almeno per un bel po’ di tempo.
Strano che ad un ragazzo che tutti reputano intelligente la vicenda Bojinov non abbia insegnato niente.

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Come scrivono i volontari di Pallium, “ognuno è persona prima di essere malato e la sua storia non è mai solo clinica”.
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