Via, finalmente l’ho fatto: ho cantato.
In maniera penosa, ma ho articolato delle parole con della musica di sottofondo.
Il problema è che come in tutte le mie vicende della vita mica ci ragiono troppo, vado di sentimento.
E siccome il mio sogno da sempre era quello di gorgheggiare “Una carezza in un pugno” di Celentano, mica ti vado a scegliere un Guccini, che pure adoro.
No, io mi metto con sprezzo del pericolo e poco senso del ridicolo a salire e scendere sulle note di quella bellissima canzone, tra gli sguardi atterriti del centinaio di persone che hanno partecipato ai festeggiamenti per i trent’anni di matrimonio di Maurizio e Lucia.
Una cosa indescrivibile a sentirla (così mi dicono) e poi non contento sono andato giù con Renato Zero, Bennato e l’inevitabile inno viola tanto ormai era caduto ogni freno inibitorio.
Serata fantastica, gruppo di cinquantenni (abbondanti) mediamente sani di mente in un locale, recupero di vecchie consuetudini, piacere di nuovi racconti di vita, abbraccio forte e sincero a chi come Massimo è stato duramente toccato dalla vita.
E poi loro due, Maurizio e Lucia: ci vuole intelligenza, altruismo, l’idea giusta della famiglia, forza di volontà e senso del sacrificio per resistere trent’anni insieme rinnovandosi ogni giorno in mezzo a mille problemi, tentazioni e stanchezze ed essere soddisfatti.
Standing ovation per loro e per tutti quelli come loro.