Appartengo ad una razza in via di estinzione: faccio parte del partito della Coppa Italia.
Siamo sempre meno, un po’ come gli spettatori che, a parte Firenze, la vanno a vedere dal vivo.
Le ragioni, lo riconosco, sono squisitamente affettive.
Uno dei primissimi ricordi calcistici è legato al rigore di Bertini nella finale vinta nel 1966 a Roma contro il Catanzaro e mi piaceva da morire l’anno dopo vedere quel tondo tricolore sulla maglia Hamrin e Brugnera, i miei idoli.
Non era proprio lo scudetto, ma ci assomigliava molto.
Nel 1975 non ci fu verso di convincere i miei genitori a mandarmi all’Olimpico per vedere una delle vittorie più inaspettate e perciò bellissime della storia viola: soffrii maledettamente a casa e poi me ne andai solitario col betino tre marce a farmi un giro con il bandierone viola.
A Bergamo ero in diretta col Franchi e Canale Dieci nel delirio di quel successo che in Italia in pochi hanno compreso, mentre nel 2001 ero io a non capire eravamo alla frutta e, come si è visto, anche oltre.
E poi la Coppa Italia, l’ultima che abbiamo vinto, io me la sono addirittura tenuta a casa per una notte, perché, dopo che Chiesa ce l’aveva portata in televisione, ero considerato (pensa un po’) il più affidabile per custodirla.
Per tutte queste ragioni, a me di essere eliminati dalla Juve domani sera scoccia terribilmente.
E ad essere sinceri mi brucia ancora quel mancato passaggio otto anni fa al Delle Alpi di Edmundo ad Oliveira, solo a porta vuota…
P.S. Ragazzi, è l’età…
Forse avete ragione voi, era Oliveira che non ha passato ad Edmundo, fatto sta che avremmo potuto vincere al novantesimo ed eliminarli dalla Coppa Italia, vi immaginate che goduria?