Per cosa riuscite ancora ad emozionarvi?
Non parlo solo ai coetanei, ma anche a chi è più giovane, pregando di fare molta attenzione a questa parola: ancora.
Ormai siamo rotti a tutto, sappiamo ogni cosa, abbiamo provato mille esperienze cogliendo pochissimo di quello che di bello la vita ci offre ed il risultato è che ci sfuggono le tante occasioni per provare un brivido.
La distinzione tra noi maschietti e l’altra metà (migliore) del cielo è per fortuna oggi molto meno netta di quando da ragazzo cominciavo come tutti ad emozionarmi e vigeva la regola non scritta ma quanto mai immanente secondo cui l’uomo non piange.
Non è un caso che una delle pubblicità più penetranti di quei tempi fosse quella “dell’uomo che non deve chiedere mai”, nel senso che tutto gli era dovuto, pare per diritto divino.
No che lo dicessero apertamente, quello no, ma lo pensavano tutti.
Quarant’anni dopo si potrebbe usare la stessa formula, ma con un significato “leggermente” diverso: l’uomo non deve chiedere mai perché nessuno, ma proprio nessuno, lo sta a sentire…
Soprattutto (e giustamente) se lui non si mette sullo stesso livello della sua compagna.
E comunque da un bel po’ di anni ci siamo concessi anche noi uomini questo lusso: possiamo piangere ed emozionarci liberamente, qualcosa che pare non dispiaccia neanche troppo a chi dobbiamo piacere, anzi.
Se ce lo avessero detto prima, ci trattenevamo meno e vivevamo meglio.