E ci andrei quasi certamente, se non fosse che in contemporanea ho la grande fortuna di commentare la Fiorentina contro il Tottenham.
Succede che in pratica a casa mia, non so perché, viene a parlare l’altro Matteo, di cui non condivido niente e anzi provo pure un certo imbarazzo nel sapere che rappresenta una consistente fetta dell’elettorato italiano, fra l’altro (purtroppo) in ascesa di consensi.
Salvini nella roccaforte rossa di Bagno a Ripoli è un ossimoro politico, non ci sono dubbi, ma è altrettanto certo che in un Paese democratico un leader di un partito sia libero di andare dove gli pare a raccontare le proprie idee, per quanto queste siano opinabili o detestabili.
E invece no.
Alcuni miei concittadini, che girano con la patente di illuminati democratici a giorni alterni (e oggi se la devono essere evidentemente dimenticata a casa), hanno deciso che Salvini a Bagno a Ripoli non può e non deve parlare, né nel ristorante dove aveva fissato il comizio e neanche dentro la biblioteca comunale.
Renzi, Alfano, Grillo, (forse) Berluconi sì, lui no.
Intimidazioni di vario genere, stamani un vergognoso volantino a Grassina e via andare.
Ovviamente Salvini gongola e i suoi pretoriani gonfiano il petto: poteva nel giorno di Fiorentina-Tottenham riuscire meglio una simile operazione mediatica?
Complimenti a questi geni della propaganda rossa: io li manderei tutti a vendere l’Unità porta a porta, se solo l’Unità fosse ancora in edicola.