E’ stato tanto bello quanto inaspettato il ricordo fatto dal Presidente Mattarella di Stefano Gay Taché, il bambino ebreo di due anni ucciso nel 1982 da un vile attacco terroristico davanti alla Sinagoga di Roma.
Un gesto riparatorio, perché Stefano non è mai stato riconosciuto come una vittima del terrorismo (e chissà allora per cosa è morto, secondo questi geni) e la famiglia aveva giustamente protestato perché era una mancanza di rispetto per la tragedia che avevano vissuto.
Mattarella ha definito Stefano “il nostro bambino, un bambino italiano”, parole semplici che racchiudono il senso di una coscienza che dovrebbe appartenere a tutti e che invece si va smarrendo nei labirinti dei nostri egoismi.
Non esistono bambini ebrei, musulmani, cattolici, rom.
Esistono i bambini.
E in quanto tali andrebbero sempre difesi, anche quando non sono italiani.
Su di loro non ammetto mediazioni: chi tocca un bambino, anche se non è mio figlio, mi fa scattare dentro una rabbia che non penso e non voglio reprimere.