Dal 1998 in poi, cioè dal momento del suo grave infortunio contro l’Udinese, Del Piero è andato molto meglio fuori dal campo che sul terreno di gioco.
Ha giocato molte più partite di quanto avrebbe dovuto in Nazionale e dal 2002 in poi è stato quasi un sopportato per tutti gli allenatori della Juve.
E però questo ragazzo di 33 anni ha uno stile molto apprezzabile, che lo fa sembrare diverso dalla maggioranza dei calciatori.
Sopporta infatti con molta serenità tonnellate di fango, veleni assortiti che lo hanno dipinto nell’ordine come: omosessuale, dopato, avido, finito.
Lo scorso anno, dopo aver vinto da protagonista ritrovato all’ultimo tuffo un Mondiale, ha fatto un gesto alla Di Livio, sia pure con le dovute differenze.
Perché Di Livio per rimanere in C2 ha perso almeno 600 milioni di lire a stagione, mentre Del Piero non ha perso niente del suo clamoroso ingaggio bianconero.
Ma Angelo aveva già 36 anni e non 32, non aveva vinto il Mondiale e sul mercato aveva certo meno appeal dell’ex compagno di Padova.
Comunque sia, mentre Cannavaro, Ibrahomovic, Emerson e Zambrotta scappavano, Camoranesi e Trezeguet cercavano di farlo, Del Piero è stato l’unico con Buffon a dire di sì con convinzione.
Per questo è diventato un bel problema per i dirigenti della Juve, perché ai tifosi le logiche di bilancio interessano poco.
A loro importa il cuore che ci mettono i giocatori e, sia pure con tutta l’antipatia (sportiva) possibile verso i bianconeri, davvero non si può dire che Del Piero il cuore non ce l’abbia messo nel rimanere in B con 30 punti di penalizzazione (poi ridotti a 19).
Sono proprio curioso di vedere come andrà a finire questa storia.