Nel 2003 Sergio Cofferati riuscì a riunire quasi tre milioni di persone a Roma per protestare contro il governo Berlusconi: un successo senza precedenti ed infatti mai più verificatosi.
Si parlò all’epoca giustamente di un nuovo leader e di un nuovo modo di fare politica.
Più o meno un anno dopo uno dei miei registi più amati, Nanni Moretti, prendeva a sorpresa la parola durante un intervento in piazza dei leader politici per sbertucciarli: nasceva il movimento dei girotondi.
Tutti a tenersi la mano e a girare inorno a Montecitorio felici e contenti.
Che fine ha fatto il “partito di Cofferati”, dove sono spariti i girotondi?
Adesso c’è il “vaffa” di Grillo, 300.000 firme raccolte e il trionfo dell’antipolitica: mi sbaglierò, ma siamo più o meno sulla stessa strada.
Urla, strepiti, ammiccamenti interessati di tutti i politici (ieri era stato Bertinotti, oggi perfino Berlusconi si è detto sostanzialmente d’accordo col comico genovese…), e poi?
Cosa voglio dire? Voglio dire che purtroppo tra il dire e il fare c’è una bella differenza.
Lungi da me cercare di salvare l’insalvabile (cioè la quasi totalità della nomenklatura politica ed economica italiana, di destra e di sinistra), ma un conto è dire no e un altro è pensare di costruire qualcosa.
Sull’argomento ci riconfronteremo tra sei mesi.
VORREI PRECISARE UN CONCETTO FONDAMENTALE: SONO D’ACCORDO SULLE PROPOSTE DI GRILLO, QUELLO CHE MI CHIEDO CON RASSEGNATA PREOCCUPAZIONE, QUANDO E COME SARA’ POSSIBILE PASSARE DALLE PAROLE AI FATTI, DAL DIRE NO AL COSTRUIRE